E’ un libro aperto, l’ex nerazzurro Ivan Ramiro Cordoba, nella sua intervista all’Avvenire, in cui parla di Inter e dei legami con il mondo nerazzurro: “Se sono legato a tutti gli allenatori che ho avuto? A tutti no, anche perché alcuni non hanno sposato la causa dell’Inter e per restare nel “cuore nerazzurro” questo va fatto contro tutto e contro tutti, ma nel mio cuore rimarrà sempre Giacinto Facchetti. Ricordo ancora la sua gioia dopo la conquista della prima Coppa Italia del 2005, erano sette anni che l’Inter non vinceva niente. Poi il suo sorriso dolce, paterno. Da un letto d’ospedale prima di andarsene Giacinto ci incoraggiava: “Mi raccomando - diceva -, vincete, fateglielo vedere che siete i migliori.
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Cordoba: “Balo? Da top 5 ma è sfida persa. Giacinto nel cuore, anche in ospedale lui…”
E’ un libro aperto, l’ex nerazzurro Ivan Ramiro Cordoba, nella sua intervista all’Avvenire, in cui parla di Inter e dei legami con il mondo nerazzurro: “Se sono legato a tutti gli allenatori che ho avuto? A tutti no, anche perché alcuni...
I migliori con cui ho giocato? Ronaldo, un fenomeno sul serio che in allenamento faceva cose mai viste... Roberto Baggio campione di fantasia e di semplicità. Poi il potentissimo Ibrahimovic e lo “spietato” Milito. Se posso, al quinto posto metto il grande Valderrama.
Balotelli? Poteva essere il sesto ma è una battaglia persa. Abbiamo provato ad aiutarlo e a fargli capire che stava sbagliando, ma Mario è fatto così e se non gli scatta qualcosa dentro le cose non cambieranno. Se hai solo il talento e non alleni la testa, allora non potrai mai diventare un campione vero a differenza di James Rodriguez che ha tutto per diventare un Pallone d’Oro, ha testa, classe e sta nella squadra giusta, attualmente la più forte che c’è, il Real Madrid. Messi per ora è inarrivabile, ma a James manca poco per giocarsela con Cristiano Ronaldo.
L’Inter? In questo momento all’Inter come in altri grandi club non ci sono soldi e, quindi, non è possibile fare acquisti di grande livello. Quando mi chiedono perché in difesa manchino i Cordoba, i Samuel o i Materazzi, io rispondo: stiamo parlando di altri tempi e di altra passione. Mi viene da ridere, invece, quando sento dire a un giocatore che ha “paura degli avversari”. Io non ho mai avuto paura di nessuno: un difensore vero, in quanto uomo, può temere le malattie, le guerre o la povertà nel mondo, ma certo non gli attaccanti"
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