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CorSera – “C’è poco da ridere del monologo di Mourinho, è…interista. Suning lo faccia suo”

Redazione1908

Jose Mourinho ha regalato ben 12 minuti di monologo dopo il ko del Manchester United in Champions: un esempio buono per l'Inter

Nella conferenza stampa di ieri, Jose Mourinho si è concesso un monologo di 12 minuti per spiegare il ko del Manchester United in Champions League contro il Siviglia. Tommaso Pellizzari, sul Corriere della Sera, analizza la spiegazione dello Special One: "Di fronte al monologo da record di Mourinho si può reagire in due modi. Il primo è quello scelto dal mondo intero: ironizzare sulla durata (per quanto oggettivamente anomala) del discorso del tecnico portoghese. E poi attribuirne l'origine a un maldestro tentativo di scaricare su altri le responsabilità di una stagione a rischio "zeru tituli", se lo United non conquistasse la Coppa d'Inghilterra, unico trofeo per il quale è ancora in corsa.

"Una lettura, questa, che trova una sua giustificazione nell'elenco di risultati negativi che Mourinho ha pignolescamente elencato in conferenza stampa, dopo averlo fatto sommariamente subito dopo la sconfitta a Old Trafford contro il Siviglia.

"Ma il fatto che un'interpretazione sia giusta non significa che non sia anche superficiale. Perché Mourinho ha detto molto altro. E molto di più (anche perché, sennò, non si spiegherebbe perché si è preso 12 minuti)".

"EREDITA' CALCISTICA - "Intanto, segnatevi queste due parole: "eredità calcistica". E' intorno a queste (e non alla sua personale sconfitta) che ruota il suo monologo. Due parole che servono, certo, a spiegare il momento difficile del Manchester United. Ma soprattutto, se interpretate senza il filtro del fastidio che si prova per chi le ha pronunciate, riassumono con l'abituale precisione fotografica il momento del calcio contemporaneo.

"Quando parla di eredità calcistica, Mourinho si riferisce al tempo necessario a ogni squadra per costruire un patrimonio collettivo (a livello di società, di squadra e di songoli giocatori) senza il quale le vittorie non possono arrivare (o meglio: non possono arrivare con regolarità). Non a caso il tecnico portoghese ha fatto notare che anche quest'anno ai quarti di Champions sono arrivate Real, Barcellona, Bayern Monaco e Juventus.

E chi ha ascoltato Giorgio Chiellini dopo la vittoria dei bianconeri a Wembley sul Tottenham, ricorderà che il difensore ha citato la dolorosa eliminazione contro il Bayern di Guardiola nel 2016 come uno dei grandi momenti di crescita della squadra di Allegri. Perché un'eredità calcistica è fatta non solo di vittorie, ma anche di sconfitte amare che però possono dare consapevolezza della propria forza. Così come è fatta di partite da giocare una dopo l'altra, di calciatori inseriti progressivamente nelle rose accanto ad altri che vestono quella stessa maglia da tempo, di allenatori cui viene dato tempo per questo o per fornire un'identità di gioco e così via".

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