Proseguono le riflessioni sulle sorti del calcio italiano. Da un lato la preoccupazione del Governo, dall'altro il pressing costante della Federazione alla ricerca di una soluzione per tornare a giocare prima possibile. Per approfondire la questione, abbiamo ascoltato - in esclusiva per Fcinter1908.it - il noto collega di Riccardo Cucchi di RaiSport.
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ESCLUSIVA Cucchi: “Non solo la Lazio, altri 12 club allineati. Molti dimenticano che il calcio…”
Le parole del noto ex radiocronista di Tutto il Calcio Minuto per Minuto a proposito della possibile ripresa del campionato di Serie A
Le sorti della Serie A oscillano dalle parole di Spadafora a quelle di Gravina. Cosa c'è all'orizzonte?
"Difficile capirlo. Ci sono divergenze di opinione che sono legate alla difficoltà di capire quanto la situazione sanitaria possa incidere su una eventuale ripresa. Al di là della nostra passione, dobbiamo tener conto evidentemente che tutto ciò dovrebbe avvenire soltanto in piena sicurezza. Non tutti sono in grado di capire in questo momento quanto questo virus possa incidere. E' questo il punto centrale".
La Lega Serie A vanta onori e oneri da terza azienda del nostro Paese. Meriterebbe di essere trattata alla stregua di tutte le altre, sebbene alla base del business ci sia comunque uno sport?
"Questo è un aspetto che viene molto sottovalutato. Il calcio in parte è qualcosa di futile, ma al di là dell'aspetto ludico, ci si dimentica che produce una quota importante del PIL italiano. Spesso si tende a dimenticare anche che sotto ai grandi campioni, dei quali conosciamo gli ingaggi, c'è una pletora di persone, circa 300 mila, che lavorano grazie al calcio e lo fanno con stipendi normali. Sono persone che rischierebbero pesantemente nel momento in cui il calcio non dovesse produrre. Questo spesso viene dimenticato, così come si tende a dimenticare che alcune società hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione. L'industria calcio deve essere considerata un'attività produttiva a tutti gli effetti".
C'è stata una sorta di "discriminazione" nei confronti del calcio nelle ultime disposizioni comunicate dal Governo?
"Non sono in grado di rispondere perché non ho competenze tecniche. Non sono un medico, né un virologo. E' stato presentato un protocollo da rispettare nel caso in cui si possa riprendere ad allenarsi, ma su questo è difficile esprimere una valutazione da semplice cittadino. Uno dei grandi problemi di questa emergenza è che spesso abbiano preso parola persone che non hanno competenza, creando maggiore confusione. Bisogna che siano gli esperti a decidere se il calcio è uno sport compatibile con l'emergenza sanitaria".
Inter e Juventus hanno scelto la via della prudenza, mentre la Lazio, attraverso Lotito e il capo della comunicazione Diaconale, ha espresso con insistenza il desiderio di tornare in campo. Può la classifica attuale legittimare tale insistenza? Quale crede sia l'atteggiamento più appropriato?
"Si può sicuramente criticare la comunicazione della Lazio, in qualche occasione imperfetta. Sono però anche assolutamente persuaso che la Lazio non sia l'unica società a volere la conclusione della stagione. Sono almeno 12 società ad essere allineate, anche se non hanno espresso pubblicamente la loro posizione. Ci sono in ballo interessi non soltanto economici, ma anche di classifica. In questo momento sarebbe davvero importante se le società di calcio riuscissero ad esprimere una visione comune. Credo sia opportuno arrivare ad una decisione unanime tra i 20 club italiani".
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