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Dimarco: “Post non era per Lukaku. L’interismo un fuoco che brucia. City? La sera prima…”

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Intervistato da 7, il magazine del Corriere della Sera, Federico Dimarco ha ribadito ancora una volta quanto ami i colori nerazzurri

Intervistato da 7, il magazine delCorriere della Sera, Federico Dimarco ha ribadito ancora una volta quanto ami i colori nerazzurri. Nato e cresciuto a Milano, il giocatore ha l'Inter tatuata nel cuore: "Milano è la mia città, è il luogo dove sono cresciuto. È qui che ho tirato i primi calci al pallone, che ho capito cosa volevo fare da grande, è il posto che mi ha aiutato a maturare. Ho davanti agli occhi il passaggio al settore giovanile dell'Inter".

Com'è stato?

"Ero già tifoso, quando mi hanno detto che c'era la possibilità di indossare la maglia nerazzurra sono impazzito dalla felicità. giocare per la squadra per cui si fa il tifo aiuta".


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Anche in famiglia sono sempre stati tutti interisti?

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"I miei genitori non erano grandi appassionati di calcio. Ho cominciato ad andare a San Siro con mio zio e mio nonno. Avevo 2-3 anni. Da lì è iniziata la vera passione per l'Inter, quella che mi porto dietro fino a oggi, esattamente con la stessa intensità e gioia".

Il ricordo più forte delle prime volte a San Siro?

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"Le emozioni più grandi sono arrivate con l'Inter che ha vinto 3-4 scudetti di fila tra Mancini e Mourinho. C'erano giocatori di altissimo livello".

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Chi la entusiasmava di più?

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"Tanti... Se devo proprio fare un nome, direi Diego Milito. Nel 2010 ha permesso all'Inter di vincere la Champions con una doppietta in finale e ha messo il sigillo su tutte le vittorie più importanti. Giocare nella squadra per cui si tifa è una cosa bellissima, ma non è semplice. In questi due anni – da quando sono tornato da Verona – ho imparato molto anche da giocatori con più esperienza che sono andati via e ora cerco di far capire a chi è arrivato da poco cosa vuol dire giocare nell’Inter, cosa vuol dire giocare a San Siro. E – soprattutto – cos’è l’interismo. É un sentimento difficile da imparare, è qualcosa che spesso ti porti dentro fin da bambino, emozioni che vivi dagli spalti e che, nel mio caso, ritrovi in campo. É un fuoco che brucia dentro: non è meditato, viene in automatico".

Il mio gol più importante?

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"Finale di Supercoppa contro il Milan. Era il 18 gennaio 2023: l'anno non poteva iniziare meglio".

La partita più bella che ha giocato?

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"Anche se non è andata come doveva, la più bella e la più importante è stata la finale di Champions League contro il Manchester City. La sera prima eravamo davvero tranquillissimi. Ovviamente alzare la coppa sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Ma la cosa più importante è stato l'orgoglio che abbiamo donato ai nostri tifosi. Abbiamo dato tutto in campo, ci davano per spacciati e invece il City quella vittoria se l'è dovuta sudare. E anche tanto".

Il post su Instagram era un messaggio a Lukaku?

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"In realtà no. Era per far capire che i giocatori vanno e vengono. Sicuramente quelli che sono andati via hanno dato tantissimo, ma alla fine la cosa che resta è la maglia nerazzurra: l’Inter è davanti a tutto. Ogni giocatore che arriva, come ogni giocatore che era qua l’anno scorso, deve fare in modo di portare l’Inter in alto".

(Corriere della Sera)

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