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Se è vero che Lautaro è un monopolista feroce e segna praticamente un terzo dei gol della squadra (nella sola Serie A ne ha fatti 14 sui 37 generali), è altrettanto vero che per far esaltare il capitano serve piazzargli accanto il gemello francese. È il lavoro preziosissimo di Marcus Thuram ad aver reso l’argentino questo cannoniere spietato. E invece la ThuLa, la coppia che il destino ha unito, è stata divisa propria nella sera più importante. Zero minuti per la coppia titolare, tra lo stupore di un San Siro gelato. L’austriaco, statico, non ha fatto niente che lontanamente ricordi le corse spacca-difese di Marcus.
"In generale, però, il problema è antico e finora è stato mascherato bene proprio dalle prestazioni franco-argentine. Dietro ai due titolari ruggenti, ce ne sono altri due non alla stessa altezza. Eppure, nonostante questo gioco di coppie sfalsate in Champions, è bastata la presenza in campo di Martinez per dare almeno l’apparenza del pericolo in area basca. In una partita in cui l’Inter non ha mai sfondato come è abituata a fare, le uniche tre conclusioni sono state a firma di Lautaro. Per cancellare i rimpianti, in fondo, l’unica possibilità è rimettere la marcia alta in campionato, ritrovare tutto il potenziale offensivo da subito e fare i conti con una realtà inoppugnabile. La Lautaro-dipendenza esiste. E, forse, ancora di più la dipendenza da ThuLa", scrive il quotidiano.
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