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Il calcio italiano si prepara all'ennesima rivoluzione in tema di diritti tv? Parrebbe di sì, soprattutto se verrà accettata la riforma proposta dalle deputate del PD Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini. L’una e l’altra sono le prime firmatarie della riforma dei primi due titoli della legge Melandri che vedrà la luce in Parlamento entro l’inizio di maggio.
Cosa cambierà per le società di Serie A? Lo spiega il Corriere dello Sport: "Il contratto in scadenza nel 2018 stabilisce che i 943 milioni di euro siano suddivisi in parti uguali per il 40% (cioè 18,5 milioni a ciascuno dei 20 club di A), il 30% in base al bacino di utenza e il restante 30 per i risultati sportivi ottenuti dal club nel corso della sua storia. La riforma si ispira al modello inglese: la parte uguale per tutti passa dal 40 al 50%(da 18 a 23 milioni); bacino d’utenza che assegna il 30% dei diritti non più in base all’indagine sul numero dei tifosi di ciascuna squadra che ha sempre dato la stura a polemiche e controversie, ma sul numero degli abitanti ufficiali di ogni città. Scatterà il controllo sull’operato della Lega che, sinora, ha deciso in assoluta autonomia i criteri dell’asta. Ma, ciò che è ancora più significativo è che la riforma da approvare in Parlamento, rimetterà in discussione, il paracadute di circa 40 milioni di euro garantito dalla Lega alle società che retrocedono B".
Questa, pubblicata da Calcio e Finanza, è la tabella con la ripartizione attuale dei diritti tv:
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