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Seconda vittoria consecutiva per l'Inter che, dopo il successo sul campo del Lecce, si è ripetuta contro lo Spezia nel primo impegno casalingo della stagione. Fra i migliori in campo c'è Denzel Dumfries, che con le sue accelerate sulla destra ha messo costantemente in difficoltà i suoi dirimpettai, risultando una continua fonte offensiva per i nerazzurri. Rimasto a Milano nonostante i numerosi interessamenti dall'estero, l'esterno olandese si candida a una stagione da protagonista. E dire che, all'inizio della sua avventura interista, non erano in pochi a dubitare delle sue qualità.
Il percorso di Dumfries non è stato semplice e privo di ostacoli: l'esterno olandese, dopo essere sbarcato a Milano, ha dovuto attendere con pazienza il suo turno, tanto da rimanere spesso e volentieri in panchina nelle prime uscite stagionali dalla scorsa stagione in favore del più esperto Darmian. Se oggi l'ex PSV Eindhoven è un punto fermo dell'Inter lo deve al suo aver lavorato a testa bassa, su ogni aspetto: dalla lingua all'inserimento in gruppo, dal miglioramento della fase difensiva all'apprendimento dei movimenti offensivi. Titolare in nerazzurro, titolare con l'Olanda, Dumfries è diventato un top a livello internazionale, in un ruolo ricoperto a Milano da gente come Cancelo e Hakimi.
La crescente importanza di Dumfries nell'economia del gioco dell'Inter ha avuto un effetto immediato: i nerazzurri sono tornati a "pendere" a destra, esattamente come due stagioni fa, quando la maggior parte della produzione offensiva della squadra veniva affidata alle giocate di Hakimi. Abitudine cambiata lo scorso anno, complice lo stato di grazia di Perisic: spesso e volentieri Inzaghi, soprattutto nei primi mesi, preferiva affidarsi sulla destra a Darmian, meno offensivo e più portato a difendere rispetto a Dumfries, così da non scoprire la retroguardia e lasciando più libertà a sinistra. Ora si cambia ancora: l'arma in più dell'Inter ha il numero 2 sulle spalle.
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