Denzel Dumfries a tutto tondo. Il laterale olandese dell'Inter ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato della sua avventura in nerazzurro.
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Dumfries: “Inter, derby senza paura. Voglio vincere qui ed essere come Maicon. La svolta…”
Le dichiarazioni ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport del calciatore olandese dell'Inter, che si racconta a tutto tondo
Allora Denzel, come va l’ambientamento al nuovo mondo?
"Bene, sono stati mesi divertenti, ma intensi. Per me era davvero tutto nuovo, ma sin dall’inizio ho provato a capire il più in fretta possibile come si sta in questo grande club e ad apprezzare tutte le cose belle: parlo con lo staff, conosco i compagni, ma soprattutto ascolto. Ascolto e imparo".
Quali le più grandi difficoltà finora?
"Beh, una diversa cultura e una diversa lingua: soprattutto all’inizio facevo fatica a capire. Ma il calcio è sempre uguale, bisogna solo giocarlo bene come sta riuscendo a noi. Certo, poi negli ultimi due mesi ho assestato la mia posizione: ho capito che cosa mi viene chiesto, ho imparato certe letture difensive per capire prima cosa succede. Questa è la chiave. Tutta la mia vita e la carriera sono basate sul miglioramento. Sul lavoro e il miglioramento. Si può apprendere da tutto: ad esempio, ho dei cugini campioni di kickboxing e, guardando, in passato provavo a trarre qualcosa".
A proposito, è vero che fa allenamenti supplementari per affinare tecnica e tattica?
"Sì, mi fermo sempre, lo staff mi aiuta e per questo sono grato a tutti. Sono disponibili per ogni compagno, ma soprattutto per me che ho bisogno di imparare di più. Passiamo dal campo ai video, tutto molto utile".
Quanto le è pesato quel rigore che ha causato contro la Juve?
"Molto, è stato il momento più duro. Mi è caduto il mondo addosso: essere coinvolto in quell’episodio in una delle partite più importanti dell’anno... Ma già dal giorno dopo ho sentito l’aiuto del club e ho provato a ritrovare l’equilibrio mentale. La settimana dopo a Empoli D’Ambrosio ha segnato ed è venuto ad abbracciarmi: non mi era mai successo, è stato uno shock positivo, un’emozione. Ho capito che tutti erano dalla mia parte".
Quale è stato, invece, il momento più bello, quello della svolta?
"Il gol alla Roma mi ha dato fiducia, è stata la svolta, ma non posso scordare la Supercoppa che qui mancava da tanto: il mio primo grande trofeo, in quell’atmosfera, non lo dimenticherò".
Pesa tanto sulle spalle l’eredità di Hakimi?
"Beh, tutti hanno visto che esterno fantastico sia e come abbia lasciato il segno. Ma, con rispetto, a me non piace parlare di eredità: non mi sento come uno che ha preso il suo posto di un altro perché i giocatori cambiano sul mercato. Ora è il mio tempo e lavorerò duro per essere all’altezza".
Ma chi è il suo modello in quella posizione?
"All’Inter ci sono stati giocatori incredibili a destra, il primo che mi viene in mente è Maicon: un esempio, vorrei avvicinarmi il più possibile ai suoi livelli".
Quanto è stato importante avere De Vrij come Cicerone?
"Ho stretto molto anche con gli altri: Hakan Calhanoglu e Ivan Perisic su tutti. Ma Stefan è decisivo, mi ha aiutato, mi ha mostrato tutto del club e qualcosa della città. È bello avere un connazionale che parla la stessa lingua: poi veniamo pure dalla stessa zona, l’area di Rotterdam, e la nostra amicizia è cresciuta in nazionale. Io, a differenza sua, non suono il piano e sono molto più noioso: al massimo, mi piace qualche serie tv. Come Manifest, che sto vedendo ora su Netflix".
Che cosa la colpisce dello stile di Inzaghi?
"La sua determinazione, il modo passionale con cui sente le partite che non avevo mai visto. È “dentro” il match, lo gioca, è come se corresse lui stesso con noi. Si vede che è una guida, uno che sa connettere le persone: questo ti resta dentro".
Sta studiando italiano: ha imparato la parola “scudetto”?
"In realtà ho interrotto le lezioni per la nascita di mia figlia, ma adesso mi rimetto sotto. Intanto ascolto, leggo, provo a catturare qualsiasi cosa. Le parole che più conosco sono “uomo” e “scivola”, mi servono per sopravvivere in campo, ma certo che so cosa significa scudetto: non ci pesa essere considerati favoriti, è una bella sensazione, ma conta solo restare fissi sull’obiettivo".
Che emozioni sente mentre si avvicina il derby?
"È una gara unica, si vedeva in Olanda. Ricordo il gol di Stefan nella rimonta di due anni fa. All’andata, anche se in panchina, c’era un’atmosfera pazzesca, una elettricità diversa. Io, però, non la preparo in modo differente: provo a rimanere sempre acceso, a prescindere dalla partita".
Chi o cosa l’ha colpita dei suoi compagni finora?
"Cito un episodio: in un giorno di pausa sono andato ad Appiano per la fisioterapia. Pensavo di essere solo e invece ho trovato 12-13 compagni. Sono rimasto stupito: in Olanda non succede, il riposo è riposo. Ma mi ha fatto capire il livello di professionalità di tutti".
E del Milan chi la spaventa?
"Spaventare? Nessuno. Ma Zlatan è un grande, non devo aggiungere nulla, però non mi piace mai parlare troppo dei rivali: ripeto, il focus siamo noi".
Sa che in Italia spesso Olanda significa Milan?
"Ma Olanda è anche Inter. C’è anche gente come Sneijder che è stata da noi. Seedorf, poi, ha giocato per entrambe le squadre: Clarence è uno dei miei preferiti, un simbolo. Ha le mie stesse origini perché anch’io sono del Suriname per parte di madre".
Ma come ha fatto a essere un amatore fino a 18 anni e a 25 essere qui?
"Imparando delle critiche: tutti quelli che mi dicevano che non ero capace, che non ce l’avrei mai fatta, in realtà mi hanno spinto a non mollare e andare sempre avanti. In fondo, la fiducia e la resilienza sono le mie doti. Pensate che da bambino scrivevo su tutti i muri della casa i miei sogni, gli obiettivi da raggiungere".
E li ha centrati alla fine?
"Quelli che avevo scritto all’epoca, diventare un pro’ e giocare con l’Olanda, sì. Ma adesso ne ho altri: voglio continuare a migliorare e avere successo all’Inter, già da questa stagione".
In Qatar ritroverà Bastoni e Barella?
"Ahi, so che vivo in Italia ma qua c’è anche Calha interessato: meglio non schierarsi...".
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