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Getty Images
Scartati ormai da tempo dalla Premier League, unanimamente considerata il campionato più competitivo, ricco e prestigioso del pianeta, Edin Dzeko e Henrikh Mkhitaryan hanno trovato una seconda giovinezza in Italia, e in questa stagione si stanno rivelando armi preziosissime per l'Inter di Inzaghi: entrambi sono andati a segno nel successo contro il Milan nella semifinale di andata di Champions League, e questa sera proveranno a trascinare i nerazzurri in finale. Quando l'età avanza i muscoli diventano inevitabilmente più logori e la freschezza atletica tende a calare, ma allo stesso tempo l'esperienza accumulata può risultare un fattore determinante.
Così scrive La Gazzetta dello Sport: "Duecentosessanta (260) partite nelle Coppe continentali, ottanta (80) gol: è il certificato genealogico congiunto di due signori del calcio, Edin Dzeko e Henrikh Mkhitaryan: gli ultimi due gol hanno colorato di nerazzurro la strada fra Milano e Istanbul, anche se restano un centinaio di minuti per cambiare colore alla finalista italiana. A fare la guardia al vantaggio ci saranno ancora loro: quando l'esperienza non è cariata dal logorio o dalla superbia è un alleato importante dentro sfide che consumano le forze, che scavano dentro, che si riempiono di avversari oltre il campo".
"Il centravanti è stato l'uomo del match nell'andata e non solo per il gol: come nelle stagioni migliori (un po' lontane) ha decentrato la regia, ha accumulato e distribuito gioco vanificando l'aggressività del Milan sui palleggiatori di centrocampo. Mettendoci il fisico ha permesso di alzare la palla quando era rischioso farla correre radente. La buona forma di Lukaku ha permesso a Inzaghi di ricondizionarlo dopo un periodo di magra, il bosniaco sa che la sua partita dura intorno all’ora, poco più, e può gestirsi e spremersi di conseguenza".
"Oggi fa la mezz'ala, con l'età il campo è aumentato e Inzaghi se può lo tiene in campo fino alla fine, impegno che Mkhitaryan vive in modo appagante (in fondo ogni atleta vorrebbe essere lì, nel mezzo, per sempre). La sua intelligenza calcistica è leggendaria, vede calcio dal buco della serratura, ha intenzioni sempre verticali, è un asse di collegamento verso la porta, sa potenziare qualsiasi azione e nei paraggi del gol ha un mestiere solido, sa tirare, sa reagire, sa restituire ai compagni la loro fiducia, che parte da una biografia mossa ma sempre importante".
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