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Alla fine è successo: l'Inter e Roberto Mancini si sono detti addio. La notizia si è diffusa ieri mattina e nel giro di poche ore ha trovato sempre maggiore conferma. Ormai manca solo l'annuncio ufficiale, Frank de Boer sarà il nuovo tecnico della società di corso Vittorio Emanuele e l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport ci aiuta a conoscerlo meglio:
ECCO CHI É - "Più van Gaal che Cruijff. Meno profeta di Johann, meno rigido di Louis, più simpatico con i giornalisti. Uomo di mondo con l’Ajax nel sangue e tante esperienze accumulate in anni di carriera, prima come difensore, poi come allenatore. Cruijff è stato per i giocatori olandesi l’icona indiscutibile, ma Frank de Boer è cresciuto con il primo Van Gaal, quello geniale che riportò l’Ajax sul tetto d’Europa. Dal metodico Louis il futuro allenatore dell’Inter ha assorbito la passione per il lavoro con i giovani e l’amore per la disciplina, soprattutto per l’autodisciplina. E con lui chi sgarra paga".
UNA CARRIERA LINEARE - "De Boer è abituato ad andare per gradi. A differenza di altri olandesi, per esempio Van Basten, ha voluto per se stesso un percorso lineare: allenatore nel settore giovanile del club della sua vita, poi assistente in nazionale (era l’influente vice di Van Marwijk al Mondiale 2010). L’Ajax dei grandi arriva all’improvviso, quando Martin Jol se ne va sbattendo la porta due giorni prima di una decisiva gara di Champions League contro il Milan già qualificato. E’ il dicembre 2010. De Boer non fa in tempo a cambiare armadietto che già deve salire sul volo per Milano: batte un Milan svogliato e da lì scocca il colpo di fulmine con i suoi giocatori. E’ il primo campionato che vince, e lo fa in rimonta, conquistando il titolo con una vittoria all’Arena. Ad Amsterdam la festa è grande e immediata: dopo sette anni è di nuovo campione, e per De Boer è il miglior biglietto da visita. Dopo quel campionato, il numero trenta per l’Ajax, ne arriveranno altri tre. Neppure i padri della patria calcistica Michels, Hiddink e Van Gaal sono riusciti a conquistare quattro titoli consecutivi. Poi arrivano le stagioni della stanchezza: così così nel 2014-15, il suo Ajax affonda nell’annata successiva, quando si fa beffare sul filo di lana dal Psv di Cocu, che si conferma campione. De Boer capisce che è arrivato il tempo di cambiare".
I SUOI SCHEMI - "De Boer è l’uomo che ha fatto crescere talenti: Eriksen e Blind e altri. E’ l’uomo della difesa alta e del calcio verticale, ma non è un fanatico del sistema. All’inizio aveva scelto il 4-3-3 perché è così che si gioca a Amsterdam. 3-4-3, 4-2-3-1, 4-3-3, magari altro: dopo aver passato una vita da calciatore in giro per il mondo, De Boer ha imparato l’arte della flessibilità. Su un punto è irremovibile: vuole avere tempo per costruire, senza la fretta tipica ad esempio del calcio italiano. Non è un filosofo del pallone, De Boer, ma ha una sua coerenza: vuole vedere la sua squadra giocar bene, anche se non possiede il furore assoluto di altri grandi del calcio olandese. Nato difensore, ha spesso cercato di correggere gli eccessi di un calcio troppo bello per essere vero. A volte c’è riuscito, anche se le ultime due stagioni hanno lasciato l’amaro in bocca ai tifosi. L’8 maggio, quando il quinto titolo è scivolato via contro la penultima della Eredivisie, la storia era già all’ultimo capitolo".
ARRIVA CON IL SUO UOMO - "E ora De Boer spera di scriverne un’altra in un campionato così diverso da quelli che ha frequentato negli anni. Avrà bisogno di un uomo Inter che lo guidi nei primi tempi in un terreno sconosciuto, porterà con sé quasi certamente Orlando Trustfull, che aveva ingaggiato all’Ajax scontentando l’ex interista Bergkamp. Parla quattro lingue (olandese, inglese, spagnolo, tedesco) e non farà fatica a impararne una quinta. Le bizzarrie della Serie A, quelle sì forse faticherà a digerire. Ma è stato a lungo un ragazzo con la valigia e anche questo conta".
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