Il giorno dopo Atalanta-Inter, c'è spazio per le riflessioni in casa nerazzurra. Dopo sette vittorie consecutive, era quasi fisiologico un calo, ma la squadra vista a Bergamo poteva e doveva fare sicuramente di più. Ma adesso i nerazzurri devono rialzarsi e in fretta perché dopo la sosta arrivano 3 trasferte ad alto tasso di difficoltà. Dalle colonne della Gazzetta dello Sport viene analizzata così la sconfitta della squadra di Luciano Spalletti. "Non è suonato un semplice campanello d’allarme, a Bergamo. Sono stati 45 minuti di spie che si accendevano all’unisono, nella macchina interista. E 45 minuti di concerto che avrebbero attirato l’attenzione di chiunque. Gosens alle percussioni, Zapata agli assolo di tromba, il Papu Gomez con un rumoroso triangolo. L’Inter è stata rintronata, più che risvegliata, ma Spalletti ha preso nota. All’ultima partita del ciclo, fra una sosta e l’altra, la squadra nerazzurra ha ceduto di schianto. Troppi giorni dall’1-1 col Barcellona, troppi cambi nelle rotazioni quasi-scientifiche per pensare a scorie fisiche: un «passo falso» mentale, quasi prevedibile dopo una serie di vittorie consecutive".
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Ecco cosa deve fare l’Inter per crescere davvero. Dopo la sosta arriva un ciclo terribile
I nerazzurri devono rialzarsi e in fretta perché dopo la sosta arrivano 3 trasferte ad alto tasso di difficoltà
"I cali di tensione sono l’avversario più temuto di ogni allenatore impegnato sul doppio fronte. Spalletti fino a ieri aveva fatto percorso netto: solo vittorie dopo la rimonta col Tottenham, dopo il sacco di Eindhoven, dopo la sconfitta del Camp Nou. Alla quarta, qualcosa è andato storto. Certo, ci sono i meriti dell’avversario, ma un’Inter almeno accettabile avrebbe potuto perdere, non essere travolta così. E allora quell’allarme va lasciato suonare, in queste due settimane che separano da Inter-Frosinone. Perché dopo i ciociari arriverà un altro ciclo, questo sì davvero terribile: a Londra col Tottenham, a Roma coi giallorossi, a Torino con la Juve, col Psv quando possono essere in ballo gli ottavi: 14 giorni, 4 big-match, 3 trasferte. Il coefficiente di difficoltà aumenta, ma lì forse la tensione si terrà alta da sola. L’Atalanta non era abbastanza? Le grandi squadre non fanno differenze. È il passaggio più difficile, ma l’Inter deve farlo, per crescere davvero".
(Gazzetta dello Sport)
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