Senza il Toro l’Inter perde tanto, sia in termini di gol che di carattere, per non parlare dei meccanismi già consolidati di un reparto che da anni gira attorno a lui
E' costretto a fermarsi dopo tanto tempo Lautaro Martinez: gli esami di oggi hanno infatti evidenziato un risentimento muscolare agli adduttori della gamba sinistra. Ma cosa perde l'Inter senza il suo capitano e leader dell'attacco? Lo spiega nel dettaglio La Gazzetta dello Sport: "Basta partire da un dato di fatto per capire quanto l’argentino sia fondamentale per l’Inter: la quantità di reti realizzate finora dal suo approdo a Milano nell’estate 2018. Con 119 gol e 40 assist in 261 presenze, il Toro viaggia al ritmo di un contributo decisivo ogni partita e mezza, statistica spaventosa se considerato l’impiego a singhiozzo della prima annata con Spalletti. Salvo quella stagione, in cui si fermò a nove centri, il Toro è sempre andato in doppia cifra, chiudendo solo una volta al di sotto dei 20 centri stagionali (nell’annata ’20-’21). Il “grafico” dei gol, inoltre, dimostra una costante crescita negli ultimi anni che certifica la trasformazione dell’argentino in un cecchino di valore mondiale.
L’incidenza del Toro, tra l’altro, è costantemente cresciuta con il passare delle stagioni, fino a rappresentare una percentuale elevatissima del potenziale realizzativo nerazzurro. Prendendo in considerazione solo le ultime tre annate, Lautaro produce infatti oltre un quarto dei gol totali: 25 su 106 nella stagione ’21-’22, 28 su 101 nella ’22-’23, e 17 su 48 in quella attuale, con un’incidenza di oltre 30%.
Senza di lui, l’Inter perde quindi una fetta rilevante di gol e non si tratta solo di una questione quantitativa. Perché Lautaro è anche un giocatore da grandi appuntamenti, di quelli che non si nascondono nelle grandi sfide, tutt’altro. Senza andare troppo indietro nel tempo, c’è infatti la sua firma indelebile sugli ultimi due trionfi in Supercoppa contro Juventus e Milan, sulla coppa Italia vinta lo scorso anno contro la Fiorentina, e su tante sfide di vertice in campionato (l’ultima sull’1-1 di Torino contro la Juve) e in Champions (dal sigillo al Camp Nou a quello in semifinale contro i rossoneri, passando per quello di Anfield). Nell’attuale stagione, il Toro ha fatto da trascinatore a San Sebastian e a Salisburgo, firmando due reti fondamentali per il passaggio del turno in Champions, mentre in campionato ha preso per mano i compagni alla prima giornata contro il Monza (doppietta e 2-0 finale), contro la Salernitana (poker da subentrato), contro i bianconeri e contro la Lazio (con il primo dei due gol valsi il 2-0 all’Olimpico).
A sottolineare lo spaventoso rendimento dell’argentino c’è poi un’altra statistica significativa, quella dei gol messi a segno in campionato nell’anno solare che sta per concludersi: ben 29, cifra che per l’Inter rappresenta un unicum negli ultimi 65 anni. Meglio del Toro, infatti, hanno fatto solo Giuseppe Meazza (30 gol nel 1930), Stefano Nyers (32 centri nel 1951) e Antonio Angelillo (31 sigilli nel 1958). Poco importa con chi faccia coppia, per il Toro non fa differenza. Da Lukaku a Thuram passando per Dzeko, Lautaro è abituato a colpire con regolarità disarmante. Ma oltre i gol ci sono gli assist (11 l’anno scorso e già 4 quest’anno) e soprattutto una fascia di capitano guadagnata a furor di popolo e già indossata 30 volte. Perché il Toro è sempre in prima linea, lotta, si sacrifica e, quando serve, carica i compagni nei momenti di difficoltà senza risparmiare energie, lo dimostrano la sua presenza costante in campo dal dicembre 2021 (ultima volta che fu costretto a dare forfait per problemi fisici) e i sacrifici dello scorso inverno a causa di un problema alla caviglia che, pur tormentandolo, non gli ha impedito di timbrare puntualmente il cartellino.