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La brutta sconfitta rimediata nel derby ieri sera ci racconta cose che avremmo preferito non sentire. Le parole non scendono in campo, in campo scendono sempre e solo i fatti. Il fuoco descritto con convinzione da Hakan Calhanoglu è rimasto spento e quando si è acceso lo ha fatto a tratti, con vampate improvvise. Il suo fuoco ha incendiato invece lo spogliatoio del Milan, che non ha esitato a trasformarlo in una motivazione sufficiente a scendere in campo con una superiore consapevolezza dei propri mezzi e con una fame di vittoria più impellente. Ha ragione Pioli a sottolineare come la sua non sia più una squadra giovane, ma matura. Lo è nei modi e lo è soprattutto nella stima che ha di sé.
Sembra strano parlare di problema difensivo all'Inter. Dal ritiro ad oggi è forse quello il dato più eclatante, che sconvolge le analisi. La difesa nerazzurra non è più così solida ed efficace, incappa in errori stupidi, arriva in ritardo, sottovaluta. Concede e regala troppo all'avversario. Troppe le reti che gli avversari sono riusciti a mettere a segno alle spalle di Handanovic. Difficile scorporare la fase difensiva dalla mentalità di una squadra. Una squadra sicura lo è prima nella testa e poi nel difendere la sua porta. Dal portiere ai difensori, passando per il centrocampo, che ieri è stato troppo spesso evanescente. La corsa a puntare il dito sulla prestazione dei singoli giocatori non serve a molto, sicuramente non è utile ai fini di trovare le giuste cause per voltare pagina. Sarà necessario sedersi tutti insieme, guardarsi negli occhi e capire dove sono nate le prime crepe. Ammettere che forse quelle crepe c'erano già ed erano state liquidate con eccessiva leggerezza. Una leggerezza chiamata speranza.
A tratti il derby ha avuto le sembianze di una partita spettacolare. La risposta immediata al gol di Brozovic ha lasciato intuire che ci sarebbero state ulteriori scintille. Quando il fuoco nerazzurro si è acceso e il risultato è stato rimesso in discussione, abbiamo assistito ad azioni di carattere, belle e anche un po' sfortunate. Sicuramente tardive. Sulla mentalità Simone Inzaghi dovrà necessariamente lavorare con un metodo diverso da quello fin qui utilizzato. Il fuoco non va solo acceso, va tenuto vivo con la giusta intensità. La cattiveria vista ieri in campo non è sufficiente. Non solo per affrontare un Milan ancora ebbro della vittoria dello scudetto ma per affrontare qualsiasi squadra. E anche la cattiveria ieri è stata tardiva. Solo verso la fine della partita prima Dumfries e poi Lautaro hanno tentato di sfruttare l'ammonizione di Theo Hernandez, cercando di tramutarla in rosso. Il tentativo di Denzel decisamente più goffo di quello del Toro non mostrava comunque la giusta determinazione. Sono anche questi dettagli che disegnano il destino delle partite.
A questo punto viene da chiedersi un'altra cosa. Poteva forse l'estate surreale di mercato in casa Inter non lasciare tracce sui giocatori? Questo gruppo ha fatto un patto per resistere e rimanere così come era respingendo offerte e destinazioni diverse dall'Inter, ma questo patto quale motivazione ha prodotto? É una motivazione che può da sola sostenere le sfide di questa stagione? Il suo effetto si è già perso? L'Inter ha una squadra con un potenziale indiscutibile. Contro il Milan mancava Lukaku, ma davanti Lautaro è stato tra i più convincenti anche ieri (probabilmente anche tra i più determinati). E Dzeko è un giocatore preziosissimo. Poterlo impiegare con un giusto minutaggio, sul finire o nel corso di qualsiasi partita, rappresenta un'arma strepitosa. Lui sì che aveva il fuoco dentro. Archiviare il derby a livello mentale non sarà facile, ma c'è chi al contrario ci ha costruito una stagione vincente. Servirà grande compattezza perché dopo cinque partite la stagione è tutta da scrivere e sarebbe triste pensare che l'Inter non possa ritagliarsi un ruolo da protagonista. Mercoledì intanto si torna a San Siro contro il Bayern Monaco. Partita che evoca antichi e bellissimi fasti. Se si vorrà riaccendere il fuoco, sarà necessario adoperarsi con i fatti. Il tempo delle parole è già finito.
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