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La vittoria con la Lazio porta in dote oltre ai canonici 3 punti, morale e convinzione in un progetto ancora in fase embrionale. Si vede la mano del tecnico, traspare dalla squadra, da come sta in campo da come sa soffrire, da chi sta in panchina. È tutta un’unica cosa indissolubile ed è questa la vera forza: quella di aver creato un gruppo che per adesso va in un’unica direzione. Niente turbative, niente personalismi, tutti stanno mentalizzando il mantra che Antonio Conte sta trasmettendo con grande ferocia.
Due giocatori su tutti
La vittoria nel derby avrebbe potuto destabilizzare un ambiente troppo incline negli anni a sbalzi d’umore. Del resto non sarebbe stata la ‘Pazza Inter’, contro la Lazio non si sono visti cali di concentrazione. La squadra ha faticato, ha avuto anche un pizzico di fortuna nel primo tempo, ma nella ripresa ha blindato la difesa sfiorando il raddoppio in più occasioni. Celebrare Handanovic sarebbe riduttivo, ma si continua a parlare sempre troppo poco di giocatori come D’Ambrosio e De Vrij. I due condividono un low profile che peraltro appartiene a tutto il resto della rosa, ma raramente abbiamo sentito attribuire i giusti meriti a questi due ragazzi. Perché ci ricordiamo del gol sfiorato al derby, ma non di quelli pesanti messi a segno in passato. Ad esempio tutti pensano al gol di Vecino con la Lazio, determinante per la Champions, ma in pochi ricordano che l’altro marcatore era proprio Danilone Nostro.
I numeri di D'Ambrosio
Sapete quanti gol pesanti ha messo a segno con l’Inter? Ben 8 dalla stagione 2015/2016 e quando intendo pesanti mi riferisco non a gol sul risultati larghi, ma gol che hanno permesso all’Inter di conquistare i tre punti. Ben 8 gol che si traducono in 24 punti, gol da Champions come quello nella sfida con la Lazio all’Olimpico che ci consentì di tornare nella massima competizione europea, per non parlare di un rigore procurato in un derby.
Senza dimenticare gol salvati sulla linea sempre in una stracittadina milanese, senza dimenticare un altro salvataggio miracoloso lo scorso anno contro l’Empoli in quella partita da infarto che tutti hanno ancora nella testa e che consentì ai nerazzurri la permanenza nella Champions League e quei soldi che ci hanno permesso di fare mercato.
Professionista serissimo, papà affettuosissimo, mai una polemica, mai una reazione e di fischi ne ha presi e tanti in questi anni di sofferenze. Impiegato da terzino destro, sinistro, da centrale nella difesa a 3. Difficile da superare, tattico, attento, non avrà il piede raffinato di Maicon, ma ha testa e cuore da vendere ed è sempre stato sottovalutato dall’intera opinione pubblica.
De Vrij, giocatore d'altri tempi
Così com’è stato sottovalutato l’acquisto a PARAMETRO ZERO di Stefan de Vrij, giocatore di un’eleganza d’altri tempi: un lusso che in pochi si possono permettere. È diventato un leader silenzioso pur essendo uno degli ultimi arrivati. Elemento imprescindibile in una squadra che con l’arrivo di Conte migliorerà ulteriormente il proprio rendimento, di giorno in giorno il gruppo sta prendendo le sembianze del proprio allenatore, poche parole e ancor meno trionfalismi. Perché come recita spesso il Comandante Conte: “Noi non dobbiamo sbagliare nulla, mentre gli altri devono suicidarsi sportivamente parlando”.
Sta tutta qui la stagione dell’Inter: che non può permettersi i canonici mesi di crisi che hanno contraddistinto gli ultimi anni dopo gironi d’andata sorprendenti prima con Mancini bis e poi con Spalletti. Solo così si potrà pensare di alzare l’asticella e capire se questo gruppo è davvero maturo per un salto di qualità atteso ormai da troppi anni.
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