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Eriksen, il disagio Inter ha radici precise. Conte come Mou? Il documentario non spiega tutto

Sabine Bertagna

José Mourinho e quella conversazione con il presidente del Tottenham su Christian Eriksen

Nel documentario dedicato al Tottenham di José Mourinho (prodotto e realizzato da Amazon) si nascondo alcune possibili chiavi di lettura della attuale situazione di Christian Eriksen all'Inter. Come spiega in maniera precisa il giornalista del Telegraph, Jason Burt, il clamore intorno al centrocampista danese è giustificato (al Tottenham come probabilmente anche ora all'Inter) perché Christian è "un giocatore chiave. Dall'inizio della Premier League ha realizzato più assist di tutti e segnato 50 gol per la squadra. In estate aveva dichiarato di volersene andare. Più o meno consciamente ora sarà meno motivato a giocare per la squadra. Non l'hanno venduto in estate, forse non c'erano offerte. Ma è un grande giocatore per parlarne così. Destabilizza la squadra perché ci si aspetta che resti e che firmi un rinnovo. Come si comporterà il club? Dall'arrivo di José Mourinho Christian Eriksen non ha giocato tra i titolari". Con queste parole Burt parlava di Christian prima del gennaio 2020, il mese nel quale il giocatore si sarebbe trasferito a Milano. Dalla corte di Mou a quella di Antonio Conte.

I DUBBI DI JOSÈ MOURINHO - C'è uno spezzone particolare nel documentario che fotografa una conversazione tra il tecnico portoghese e il presidente del club inglese, Daniel Levy. L'argomento sul tavolo è proprio Eriksen. Mourinho: "Quando lui ha la palla, lui muove meglio la palla e la squadra è più fluida. Ma una cosa è la dinamica e un'altra è il pressing, quello vero. Lui non pressa. Gli manca quella spinta in più. Non ce l'ha". Levy annuisce e aggiunge che il problema vero è legato al suo desiderio di andarsene via: "Non lo so, con lui è molto complicato. Il problema che abbiamo con Christian è che non sappiamo la verità. Il suo agente controlla tutto. E non c'è nessun dialogo tra il club e l'agente. Se gli rimangono sei mesi, che poi firmi oppure no, inconsciamente verrà condizionato". Mourinho concorda: "Sì un giocatore con sei mesi di contratto che si infortuna gravemente è un rischio". (Ovviamente le dichiarazioni di Mourinho e le parti del documentario Amazon sull’ultimo periodo di Eriksen al Tottenham sono fortemente influenzate dal mancato rinnovo e le opinioni del tecnico degli Spurs e del presidente Levy su Eriksen cambiano dopo la decisione del giocatore di lasciare Londra).

COSA MANCA A ERIKSEN? - Con Mourinho Eriksen accumula diverse panchine. E il danese, intervistato nel corso del documentario, non nasconde la sua insoddisfazione. Fino a quando si presenta la sua occasione. Nella partita contro il Wolves, sul punteggio di 1-1, Mourinho chiama Eriksen in panchina negli ultimi 5 minuti e lo butta in campo. Calcio d'angolo tirato da Christian, gol di Vertonghen di testa. Il Tottenham sale al quinto posto, a tre punti dal Chelsea. Nella sfida contro i Blues di nuovo Eriksen parte dalla panchina. Nel secondo tempo, gli Spurs stanno già perdendo 2-0, il danese fa il suo ingresso in campo ma non riesce a incidere più di tanto. L'utilizzo di Eriksen con il contagocce trova quasi sicuramente una risposta nella motivazione meno forte del giocatore (con la testa e i pensieri lontani dal Tottenham) e la motivazione con un tecnico come Mou è tutto. La seconda ipotesi è da ricercare nella filosofia di gioco e in quel pressing spietato che José chiede alla sua squadra. Quello stesso pressing che è anche uno dei capisaldi del gioco di Antonio Conte.

IL PUNTO DI VISTA DI ERIKSEN AL TOTTENHAM: "Sono circolate notizie su un migliaio di club nella mia carriera e alcuni non li conosco nemmeno. Parlano di te come un oggetto. Andrai di qui, andrai di là, ti pagheranno così. Questo non va bene. E' l'unico settore in cui si può scrivere ciò che si vuole. Senza conseguenze. Il calcio è pubblico quindi puoi dire ciò che vuoi. La carriera calcistica è breve, quindi puoi solo adeguarti. Se non giocherò la prenderò male. Ogni giocatore vuole giocare. Il Tottenham è stato la mia casa per sei anni e mezzo e mi sono sentito molto amato, in allenamento, allo stadio e in partita. Ma da quando ho detto di voler provare qualcosa di nuovo, allo stadio, la stagione ha avuto alti e bassi. Ma lo capisco perché vogliono il meglio per la squadra". (tratto dal documentario di Amazon sul Tottenham)

ANALOGIE - Tra la situazione di Eriksen nella sua ultima stagione al Tottenham e quella che si è venuta a creare ora all'Inter ci sono alcuni elementi in comune. Le due situazioni hanno un'origine completamente differente. Al Tottenham è Christian che dice di voler provare qualcosa di nuovo e tutto ciò che ne consegue viene fisiologicamente influenzato dal suo desiderio. All'Inter Christian arriva come un re. Annunciato da una trattativa che eccita i tifosi nerazzurri e che trova il suo culmine con una presentazione regale. Alla Scala di Milano. Poi quasi subito la pandemia a cancellare i riferimenti di un calcio normale e a spiazzare tutti. Anche durante lo stop del calcio il tema Eriksen-Conte mantiene la sua vivacità e trova sfoghi e punti di vista, che si confrontano e agitano l'ambiente. Quasi senza sosta. Quasi premonitori.

ERIKSEN, FORSE UNA QUESTIONE DI AMORE? Le parole di Christian, oggi come anche al Tottenham, non nascondono la sua frustrazione per le poche occasioni trovate finora con la maglia dell'Inter. Sarebbe una notizia il contrario. Ma sicuramente sono un segnale di un qualcosa che va oltre le fisiologiche difficoltà di un giocatore che si deve adattare ad un ambiente nuovo. Anche quella frase di Conte, pronunciata in una conferenza ormai qualche settimana fa, che spiegava come per lui Christian avesse giocato il giusto, rappresenta una spia. Un indicatore. E se analizziamo le parole di Eriksen troviamo un altro elemento comune che potrebbe spiegare il disagio che prova. Al Tottenham tutto si rompe quando dichiara di volere una ventata di novità. L'amore dei tifosi cambia, è inevitabile e lui nelle sue dichiarazioni ne prende atto. All'Inter l'amore dei suoi nuovi tifosi è ancora in una fase incondizionata. Spesso diventa spunto per attaccare il tecnico nelle sue scelte. Ed è proprio ai suoi nuovi tifosi che Christian si aggrappa, quasi potessero aiutarlo a risolvere questa impasse: "C’è una situazione in cui la maggior parte dei tifosi mi vorrebbe veder giocare". L'impressione è che a Christian serva sentire l'affetto in maniera particolare per poter rendere al meglio. Sentirsi amato non solo dai tifosi, ma anche coccolato dal proprio tecnico. Ci sono giocatori che questo amore se lo prendono strappandolo a forza dalle situazioni, sfidando chi dice che non sono indispensabili, mordendo anche l'aria. Eriksen no. Non c'è nulla di male, anche se spesso questo fa la differenza. E forse lo sta facendo anche ora.