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Eriksen e il rammarico di Inzaghi: Chris era centrale nella sua Inter ideale

Gianni Pampinella

Per il tecnico il danese doveva diventare il fulcro della squadra. Bisognerà aspettare il 2022 per capire se il giocatore potrà tornare a vestire la maglia dell'Inter

Adesso possiamo dirlo, il peggio è passato. A tre mesi dal malore che lo colpito nel corso di Danimarca-Finlandia, Christian Eriksen sta bene. Lo ripete a ogni tifoso che incontra per le vie di Milano: "Bene". È questa la cosa più importante in questo momento. Ma non si può nascondere un certo rammarico pensando a questa Inter targata Inzaghi con il danese al centro del progetto. Perché l'idea del nuovo allenatore nerazzurro era proprio questa: Chris doveva essere il fulcro della squadra. Con Antonio Conte il giocatore non è riuscito a esprimere al meglio tutte le sue enormi qualità. Colpa sua principalmente e un pizzico dell'ex tecnico, forse a volte un po' troppo rigido su schemi e movimenti.

Con Inzaghi Eriksen avrebbe avuto più libertà di manovra, di pensiero, quello che era mancato con Conte. "Mi piacerebbe giocare più avanzato piuttosto che stare davanti alla difesa", aveva ammesso il danese dopo l'addio del tecnico salentino. Tra un mese circa è prevista una visita di controllo con i cardiologi danesi. In quella occasione potrebbe arrivare un primo ok per un ritorno agli allenamenti individuali, per riassaporare il campo. Serviranno tempo ed altri esami prima di una decisione definitiva sul defibrillatore che gli è stato impiantato lo scorso 17 giugno. Le porte delle A si riaprirebbero per lui solo in caso di nuovo intervento per toglierlo. Se dovesse rimanere così, in quel caso Eriksen dovrà lasciare l'Italia in cerca di nuove opportunità. Bisognerà aspettare il 2022. Inzaghi spera, Eriksen pure e intanto si gode quella che da gennaio 2020 è la sua città, Milano.