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Eriksen 10 e lode: in due mesi ha cambiato l’Inter, le umiliazioni solo un ricordo

Fabio Alampi

Il centrocampista danese è finalmente riuscito a conquistarsi una maglia da titolare dopo diversi mesi vissuti ai margini

Da esubero a imprescindibile, da enigma tattico a uomo della svolta: la storia di Christian Eriksen all'Inter ha subìto un cambio di rotta improvviso, proprio nel momento in cui l'addio sembrava lo scenario più plausibile. Una rincora iniziata a fine gennaio, con il gol vittoria nel derby di Coppa Italia contro il Milan in pieno recupero, e proseguito in questi due mesi nei quali il centrocampista danese non è mai più uscito dal campo, fino a trovare il primo centro in campionato domenica a Napoli.

Il suo ingresso in pianta stabile nell'undici titolare, numeri alla mano, è coinciso con l'accelerazione dell'Inter, come scrive Tuttosport: "Due mesi di Eriksen. Dal 14 febbraio (Inter-Lazio, 3-1) alla notte del "Diego Maradona", illuminata dal suo primo gol in campionato, il danese - come titolare oppure in corso d'opera - ha messo piede in campo in tutte le ultime dieci partite di campionato e l'Inter ne ha vinte nove".

Recupero determinante

"L'Inter ha ritrovato il giocatore che aveva ammirato prima all'Ajax, quindi al Tottenham. Resurrezione determinante, quella del danese, alla luce dei continui guai fisici che hanno zavorrato la stagione di Sensi, del lunghissimo recupero post-operatorio di Vecino e pure dei guai inattesi di Vidal, la coperta a centrocampo, senza il suo apporto, sarebbe stata cortissima e ancora meno la qualità che poteva esprimere il reparto".

Umiliazioni, un ricordo lontano

"Oggi pare lontanissimo il ricordo dei cinque minuti in campo che Conte gli aveva concesso col Sassuolo (sullo 0-3...) del minuto col Bologna (lì invece il punteggio era 3-1) e delle comparsate in Champions con Real (quattro minuti) e Shakhtar (cinque). Come è un ricordo il fatto che tra il 16 dicembre e il 23 gennaio Eriksen abbia giocato 20' con la Samp (gli ultimi) a fronte di 6 panchine e il permesso concessogli per la nascita della figlia. Quelle che Antonio Cassano, mai tenero con Conte, ha definito «Umiliazioni», erano scelte dovute all'incompatibilità conclamata tra allenatore e giocatore che sarebbe stato venduto senza il blocco del mercato imposto da Suning".