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ESCLUSIVA Altobelli, 65 anni: “Eriksen umiliato? Faccia di più. Conte sarebbe andato via se…”

Marco Macca

FCInter1908.it ha raggiunto in esclusiva la leggenda nerazzurra, che oggi compie 65 anni

L'Inter ce l'ha dentro. Nel cuore, nella pelle. Nei pensieri, nei ricordi. Per Alessandro Altobelli l'Inter è un pezzo di vita. E, arrivato a 65 anni, guardando indietro 'Spillo' può dire di aver lasciato il segno. Nell'Inter, ma anche nel suo popolo, che custodisce nei ricordi le sue gesta con orgoglio ed emozione. D'altronde, 11 anni costellati da 466 presenze e 209 gol, uno scudetto e due Coppa Italia sono lì a raccontare molto (anche se non tutto) della grandezza di Altobelli. Che, di certo, avrebbe voluto 'festeggiare' in maniera diversa un traguardo così importante. L'Inter di oggi, infatti, regala ben poche gioie.

La squadra di Antonio Conte, infatti, fatica sia in campionato (-5 dal Milan capolista), sia soprattutto in Champions League, dove sta riscrivendo la storia in negativo e dove, dopo la brutta sconfitta contro il Real Madrid, è quasi certamente fuori per il terzo anno consecutivo ai gironi. Urgono delle riflessioni sul futuro, immediato e non. Le vittorie nelle ultime dieci partite sono solo 2 e tanti tifosi spingono per il #Conteout. Tra passato glorioso e presente amaro, ecco la nostra lunga chiacchierata con Altobelli.

Spillo, 65 anni tinti di nerazzurro. Cos'ha rappresentato l'Inter per la sua vita?

Sono sempre stato tifoso dell'Inter, fin da bambino. Non sono andato all'Inter per altri motivi, ma perché l'ho sempre avuta nel cuore. Avevo la possibilità di andare al Milan o alla Juventus, ma non ho voluto. Da piccolino, guardavo la Grande Inter (formazione ripetuta a memoria, ndr) e il mio cuore batteva forte. Non ho mai pensato di giocare a calcio ad alti livelli, men che meno giocare nell'Inter. Ho sempre interpretato il calcio come un lavoro, in cui ho sempre dato tutto me stesso. Non posso rimproverarmi niente, perché quello che avevo ho messo in campo. Ho dato tutto. Non ho rimproveri da farmi. L'Inter è nata nel 1908, ho partecipato al 10% della sua storia (11 anni in nerazzurro dal 1977 al 1988, ndr) e ho segnato 209 gol, il che mi ha reso il secondo marcatore della storia nerazzurra. Ho fatto gol in tutte le competizioni, mai nessuno potrà rimproverarmi qualcosa. Io, invece, qualcosa ad altri potrei rimproverare...

Si riferisce al suo addio all'Inter nel 1988?

Avevo un contratto con l'Inter ancora per un anno. Sono stato messo in condizione di andar via. Sono rimasto senza squadra, dopo aver fatto gli Europei dell'88. Dopodiché, l'unica squadra a cercarmi è stata la Juventus. Boniperti mi ha trattato come un dio, cosa dovevo fare? Nella storia dell'Inter, tanti attaccanti fortissimi sono stati mandati via: Vieri, Ronaldo, io. C'è qualcosa che non quadra. Tanti sbagli, che derivano forse dalla concezione che un giocatore, superati i 30, non sia più in grado di esprimere il massimo.

Riguardando indietro, qual è il suo momento più bello vissuto in nerazzurro?

La mia prima visita a San Siro, il primo ritiro con i compagni, quando ho giocato in Coppa UEFA e quando ho vinto la Coppa Italia al primo anno. Lo scudetto, la nazionale. Tutto merito dell'Inter. Ci sono tantissimi momenti. Ho vinto poco, ma il mio rendimento è sempre stato alto.

Lei è il secondo miglior marcatore di sempre della storia dell'Inter con 209 gol. Qual è quello rimasto maggiormente nel suo cuore?

Li amo e me li tengo tutti stretti. Ne ho fatti tanti belli e in tutti i modi: di tacco, di rovesciata. Sono affezionato a tutti i gol segnati, perché sono frutto degli allenamenti e del sudore miei e della squadra.

Lei ha smesso di giocare da un po', ma se la si nomina ai tifosi dell'Inter, di qualunque età essi siano, il loro sguardo si illumina. Cosa si prova a essere rimasto un idolo così grande per un popolo intero?

I tifosi dell'Inter hanno vissuto la mia epoca in nerazzurro, e parlo di ben 11 anni di cose belle. Magari abbiamo vinto poco, ma la colpa non era mia. Ho sempre fatto il mio, ho sempre segnato. So che ho vinto poco, ma sono rimasto sempre per amore dell'Inter, nonostante potessi andare a giocare nel Real Madrid o in altre grandi squadre.

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