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Il nerazzurro nel cuore, per sempre. Perché cinque anni (e che anni!) all'Inter ti segnano, non li dimentichi. Ti sembrerà di essere sempre accompagnato dall'eco del Meazza. E' una sensazione particolare, assolutamente piacevole, quella che prova a spiegare Nicolas Burdisso, intervistato in esclusiva da Fcinter1908.it, pochi giorni dopo l'addio ufficiale al calcio giocato.
Come va?
"Va benissimo. Ho scelto io quello che volevo e fare e i tempi per farlo. La scelta di lasciare il calcio è stata pensata e sentita, avevo le idee chiare, quindi mi sento bene".
Cosa farai da grande?
"Mi sono preparato tutta la vita per questo momento. Mi piacerebbe allenare. Sto potenziando le mie capacità, sto ascoltando diverse persone per cercare di formare la mia idea di calcio prima di partire".
Apriamo il cassetto dei ricordi. Ci racconti gli anni all'Inter?
"Sono stati quelli più importanti della mia carriera europea. Ho vinto tanto e ho vissuto il passaggio da un periodo in cui non si vinceva ad uno in cui invece si è arrivati davvero molto lontano. C'era uno spogliatoio molto compatto, con forte identità. E' stato tutto bellissimo. Abbiamo costruito i nostri successi attraverso il duro lavoro, ma è stato reso tutto più facile da uno spiccato senso di appartenenza".
Il ricordo più bello?
"Il primo scudetto vinto sul campo. Ci sono state tante partite belle in quegli anni, anche partite emotive, come il rientro dopo la pausa per seguire il momento delicato di mia figlia, ma portare lo scudetto sul campo dopo anni a Milano è stato davvero bello e significativo. Un'emozione enorme".
Due allenatori nel periodo nerazzurro.
"Mancini è un punto di riferimento per me perché mi ha portato in Italia. Devo solo ringraziarlo ed ho imparato molto da un vincente come lui. Mourinho è il top del calcio mondiale, top degli allenatori, moderno e completo. Ho ancora un ottimo rapporto con lui. E' vero che non sono rimasto l'anno del Triplete, ma mi è bastato un anno per capire che personaggio era e che razza di allenatore era. Sono rimasto all'Inter per mia ferma volontà di farmi allenare da lui, lo volevo davvero a tutti i costi".
Che aria tirava nello spogliatoio?
"Ci sono mille aneddoti legati a quello spogliatoio. Venivamo dalle parti più diverse del mondo, ma si pensava da italiani. Avevo un rapporto d'odio e amore con Mancini, perché è uno che ti porta all'estremo, ma sempre con rispetto e mi fece capire cosa vuol dire giocare nell'Inter".
I compagni a cui ti sei legato di più?
"Con tutti gli argentini parlo ancora. Giocare con Pupi è stato un sogno, ma anche con Walter Samuel, che per me è sempre stato un riferimento. Ho avuto compagni fortissimi come Vieira, Materazzi, Adriano, Ibrahimovic ed è stato bellissimo".
Che presidente è stato Moratti?
"Il classico presidente di una volta. Una persona fantastica. Posso sempre raccontare l'episodio legato al periodo nel quale sentii il bisogno di non giocare per stare accanto alla mia famiglia e in particolare a mia figlia, lui mi diede piena disponibilità. Ha fatto mille cose per me e per la mia famiglia, ma soprattutto per la famiglia interista. E' stato davvero un grande".
L'Inter di oggi che effetto ti fa?
"Bellissimo. Sta tornando ad alti livelli e questa è la novità più importante dell'ultimo campionato italiano. Sono andato a vedere la partita con il Tottenham ed ho visto una grande squadra. Ha un allenatore competente, bravo, che conosce la Serie A ed ha una grande rosa a disposizione".
Domenica il derby. Quale ricordi con più soddisfazione?
"Due in particolare. Il primo è quello vinto 2-1 dopo la rissa di Valencia con i gol di Ibrahimovic e Cruz, nel quale feci il primo tempo da terzino destro e il secondo da mediano, davanti alla difesa. L'altro è di due anni prima, nel 2005, vinto 3-2 con gol di testa di Adriano dopo il pareggio di Stam. Ma ce ne sono anche altri".
Tipo?
"Quello nel quale Adriano segnò di testa, ma toccando anche con la mano, o anche quello del 4-3 dopo il mondiale di Germania".
Cosa successe a Valencia?
"Sicuramente qualcosa che non rifarei. Battibecchi del genere si verificano spesso, sarebbe finito tutto in pochi secondi, ma poi è venuto uno da dietro, mi ha messo KO e le cose sono degenerate. Dico sempre una cosa che può sembrare brutta, ma mi è piaciuta molto la reazione dei miei compagni, da squadra. Peccato, perché potevamo andare lontano in Champions".
Che razza di difensori sono Skriniar e De Vrij?
"Fortissimi. Sono difensori forse diversi da quelli che eravamo noi, perché oggi il calcio è cambiato. Si picchia meno e si costruisce più il gioco da dietro, si gioca da reparto. E' giusto che sia così, sono difensori da Inter".
Parlerai con Mancini per farti dare qualche consiglio per la nuova carriera?
"L'ho incontrato per caso due settimane fa a Roma e abbiamo parlato un po' di calcio, è stata la giusta occasione per ringraziarlo ancora. Lui e Oriali sono quelli che hanno creduto in me. Devo anche incontrare Mourinho nei prossimi giorni".
Sperando di tornare all'Inter un giorno...
"Chiunque abbia passato almeno mezza stagione all'Inter ha come obiettivo quello di tornare. Sarebbe bellissimo. Oggi ho appena appeso gli scarpini al chiodo, per cui ho altro per la testa. Un domani spero di riabbracciare questi colori".
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