Allora architetto Brega: ristrutturazione di San Siro o costruzione di un nuovo stadio?
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Ci sono vari esempi di realizzazione di nuovo stadio, da quello dell'Arsenal a quello del Tottenham allo stesso Wembley, in cui è stato demolito il vecchio impianto per costruirne uno nuovo. E' una strada che ha dei vantaggi. Il risultato finale certamente porta ad avere uno stadio che ha tutte le caratteristiche per soddisfare le esigenze di uno stadio contemporaneo rispetto alle necessità di oggi. Ma le esigenze cambiano velocemente nel tempo: si pensi che gli stadi nuovi realizzati per i Mondiali di Francia del '98 sono già 'vecchi'. San Siro, negli anni, ha dimostrato di adattarsi a questi cambiamenti. Ha avuto 3 grandi ristrutturazioni più altre minori. L'ultima è stata quella per la finale di Champions del 2016. Questo per dire che, così come esistono tanti piani di costruzione di impianti nuovi, ne esistono altri anche per la ristrutturazione di stadi esistenti. E' quello che sta accadendo, per esempio, al Bernanbeu, al Camp Nou, allo Stamford Bridge. Sono lavori di profonda trasformazione e adeguamento di stadi storici. Per San Siro ci sono molte ipotesi di lavoro che possano portare dei netti miglioramenti sotto tutti i punti di vista.
E perché allora, secondo lei, Inter e Milan hanno scelto la strada dell'impianto ex novo?
San Siro è un simbolo di Milano, un impianto che ha circa 200.000 visitatori l'anno in giorni in cui non ci sono partite. Persone che visitano lo stadio: numeri che raccontano l'eccellenza che ha accolto tante finali di competizioni europee. Dunque, è vero che i costi della ristrutturazione sarebbero maggiori e che il progetto richiederebbe una maggiore attenzione, se si pensa ai lavori da svolgere in corrispondenza dello svolgimento delle gare. Ma questo non sarebbe necessariamente ingestibile, a fronte anche dello sforzo che è stato fatto per migliorare non solo la fruibilità dell'impianto, ma anche delle qualità stesse dello stadio in previsione della finale di Champions del 2016. San Siro, dunque, non parte da una condizione di inadeguatezza totale. Tutto questo, però, non presuppone che il risultato finale sia di minore efficacia.
Rinunciare a San Siro, equivarrebbe a rinunciare a un vero simbolo identitario...
Perché rinunciare a un edificio a cui siamo tutti affezionatissimi, e che rappresenta un simbolo di questa città, della letteratura, dell'iconografia e della cinematografia di Milano? Anche se certamente un impianto nuovo sarebbe immediatamente più efficace dal punto di vista funzionale? Questa è una domanda da porsi. Le scelte che Inter e Milan sembra stiano caldeggiando sono comprensibili per certi versi, ma penso valga la pena valutare la questione da un punto di vista dei benefici della città, per la sua immagine. Ovvio che lo stadio deve funzionare: si pensi che oggi il secondo anello è completamente privo di servizi. Ma pensiamo anche che, dal punto di vista della visibilità, San Siro è eccezionale per fruibilità alla partita, se si pensa che i modelli delle sue tribune sono copiate nel mondo.
Anche perché il Meazza è un impianto che ha già subito varie modifiche in passato...
E' uno stadio che ha già dimostrato di sapersi adattare: dalle prime tribune del '23 alle prime curve del '39, dal secondo anello del '55 al terzo anello fatto per i Mondiali del '90. E' un impianto che sa trasformarsi, perché non provare di nuovo? E' una strada che manca al dibattito e che va tentata, valutata con attenzione, tecnicamente, senza pregiudizi. Non è una cosa impossibile.
Sono dei progetti che spingerebbero, come pronosticato dal presidente del Milan Paolo Scaroni, Inter e Milan a giocare in trasferta per tutta la durata dei lavori?
No. Magari non potrebbero giocare a San Siro in tutte le fasi della ristrutturazione, perché magari ci saranno dei momenti complessi previsti dal piano dei lavori che potrebbero richiedere delle eventuali assenze delle due squadre. Però queste assenze potrebbero essere, se ben pianificate, molto brevi. Con un leggero allungamento dei lavori e con lo stadio "aggredito" maggiormente nel periodo estivo, rinunciando magari ai concerti, anticipando la chiusura dell'attività di una stagione calcistica e posticipando leggermente la ripresa in quella successiva, si potrebbe comunque arrivare a realizzare un lavoro efficace. Ma sono ragionamenti che potranno essere più precisi solo se affinati tecnicamente. Secondo me scartare a priori l'ipotesi di lavorare su San Siro non ha sufficienti fondamenti tecniche. Se club Real Madrid, Barcellona e Chelsea stanno lavorando su stadi esistenti, con profonde trasformazioni, forse due società del palmarès e della storia di Inter e Milan potrebbero fare un ragionamento simile. Un impianto nuovo è affascinante per certi versi, ci sono elementi a favore fortissimi, ma si perderebbe di contro un valore simbolico altrettanto forte.
In termini di costi, di che cifre parliamo rispetto a entrambe le ipotesi?
Sono dei numeri quasi sparati col cannone ma, per stadi di nuova realizzazione (quindi con una capienza fra i 55-60 mila posti), il coefficiente che si utilizza normalmente è quello di 4 mila euro a posto. Dunque, se pensiamo a una spesa per un impianto nuovo di circa 250 milioni di euro, possiamo dire che con quella stessa somma su San Siro potremmo fare tantissimo, rendendolo uno stadio coi fiocchi. Ma sono cose che si possono capire solo dopo approfondimenti tecnici. Stiamo comunque parlando di cifre che non prevedono demolizioni e altro, che altrimenti lieviterebbero sensibilmente.
Come sarebbe diventato San Siro seguendo il vostro progetto del 2015?
Il nostro progetto prevedeva lo smontaggio dell'attuale copertura, conservando i quattro pilastri che reggono le travi rosse e conservando anche le travi metalliche rosse. Smontaggio completo del terzo anello, che le società aprono solo in occasione di grandissimi eventi e che difficilmente potrebbe ospitare dei servizi. Successivamente, sarebbero state eliminate anche le sette torri che non arrivano alla copertura ma che si fermano ad alimentare le tribune. A quel punto, ridotta la capacità a 58 mila posti, sarebbe stato possibile immaginare una nuova copertura, sempre appoggiata alle travi, ma un livello più basso, in grado di coprire gli anelli rimasti.
Il secondo grande intervento sarebbe stato sulla tribuna rossa: immaginavamo una progressiva demolizione di tutta la tribuna del primo anello rossa, mantenendo quella del secondo, e realizzando un nuovo edificio incastrato sotto il secondo anello e, alle spalle, una serie di piani sovrapposti fino ad arrivare all'altezza del secondo anello che potevano contenere fino a 15.000 mq di attività di supporto allo stadio: spazi commerciali, area media, hospitality, spazi di eccellenza e altro. Dalla parte opposta, l'idea era quella di lavorare sull'edificio del Trotto, oggi completamente abbandonato alle spalle della tribuna arancione, e che sarebbe stato destinato a spazi rivolti ad altri tifosi: spazi di food & beverage e commerciali.
Il tutto, in condizioni di sicurezza per gli spettatori anche durante la stagione...
Assolutamente sì. Abbiamo esperienze alle spalle e progetti futuri che ci dicono che è possibile pensare a cose di questo tipo. Il terzo anello è stato costruito durante il primo anno al Milan di Sacchi e l'Inter dei record di Trapattoni, dunque con un San Siro colmo di gente pronta a festeggiare. Dunque, è già stato fatto e senza incidenti e condizioni di sicurezza precaria per gli spettatori. Certo, ci vuole attenzione. Ma è assolutamente possibile.
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