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Da una parte il ruolo di leader tecnico della Danimarca, dall'altra il fallimento in nerazzurro e lo status di esubero, con un'agonia destinata a terminare a gennaio con club e calciatore che hanno deciso di separarsi già in questa sessione invernale di calciomercato. Christian Eriksen e l'Inter si saluteranno nelle prossime settimane, dopo una storia d'amore durata un anno e tutt'altro che indimenticabile.
In patria, il centrocampista ex Tottenham resta uno dei punti di riferimento: l'intera nazione fa affidamento su di lui in vista dell'Europeo in programma la prossima estate e che vedrà la selezione scandinava affrontare Finlandia, Russia e Belgio. Una fiducia che non è mutata nonostante un rendimento all'Inter ben al di sotto delle aspettative e delle possibilità di Eriksen.
FCINTER1908.IT ha contattato Kenneth Hensen, commentatore per l'emittente televisiva TV2 Sport e giornalista di Mediano Fodbold, per conoscere le sensazioni in Danimarca sul caso Eriksen e l'addio ai nerazzurri sempre più vicino.
Cosa ne pensi della situazione di Eriksen e qual è il pensiero comune in Danimarca?
"La sua situazione in Italia sembra impossibile da cambiare. Quindi ha bisogno di lasciare l'Inter, il prima possibile. Le persone in Danimarca, che sono solite guardare di più la Premier League rispetto alla Serie A, pensano che il calcio in Italia sia uno scherzo se l'Inter non riesce davvero a trovargli un posto da titolare. Ha brillato negli Spurs e ha raggiunto la finale di Champions League con loro. Quindi il pensiero generale in Danimarca è che la colpa sia di Conte e dell'Inter".
Secondo te perché è fondamentale in Nazionale e riserva all'Inter?
"Penso che molto dipenda da Conte. Il trasferimento di Eriksen lo scorso gennaio è stato un po' particolare. E con il coronavirus lo è diventato ancora di più per lui che stava vivendo le sue prime settimane in Italia. La Danimarca è costruita intorno a lui, con il CT e i compagni che cercano sempre di metterlo nelle condizioni più favorevoli. All'Inter è Lukaku il punto di riferimento e Conte vuole servirlo nel migliore dei modi con un partner d'attacco e ali offensive, come ama fare l'allenatore nerazzurro".
Nel 'fallimento' di Eriksen, quanto è colpa del giocatore e quanto è colpa di Conte?
"Dal mio punto di vista bisogna considerare entrambe le prospettive. Eriksen ha avuto le sue possibilità, ma non le ha sfruttate. Nelle partite in cui è partito titolare, l'Inter era in vantaggio in poche occasioni prima della sostituzione del danese nel secondo tempo. I suoi numeri e le statistiche sono molto ridotti rispetto agli anni in Inghilterra. Conte non è un santo. Può entrare nelle teste dei suoi giocatori, ma non sempre in modo positivo. In alcune partite, quando l'Inter giocava - e talvolta faticava - contro avversari di caratura inferiore, schierava ancora con tre centrocampisti come Brozovic, Gagliardini e Barella, che devo dire è davvero fantastico. Conte avrebbe potuto rischiare un po' di più e giocare con un po' più di libertà centralmente, puntando su Eriksen in quel ruolo".
Conoscendo la filosofia di Conte e le caratteristiche di Eriksen, possiamo dire che è stato un errore comprarlo o qualche fattore ha influenzato la sua avventura?
"A guardarla ora potrebbe sembrare più un trasferimento di natura strategica di Marotta che di natura tecnica. Eriksen aveva il contratto in scadenza e poteva essere acquistato a un prezzo vantaggio. Che valore ha avuto l'aspetto economico? Ad ora sembra più del 50%".
Come spieghi l'atteggiamento del giocatore, spesso descritto come poco grintoso?
"In Danimarca non lo abbiamo visto così. Niente affatto. Eriksen è sempre un ragazzo umile e simpatico. In realtà un po' noioso e molto di basso profilo".
Ora si parla di PSG, del ritorno in Premier League e Valencia: secondo te qual è la squadra perfetta per Eriksen in questo momento? C'è qualche società che potrebbe e vuole acquistarlo?
"Nonostante il Coronavirus e i suoi ultimi 12 mesi in Italia, dovrebbero esserci ancora molti club sulle sue tracce. Il PSG è ovviamente una pista molto calda dopo l'arrivo di Pochettino. Potrebbe giocare insieme a Neymar e Mbappé. Ma ha la personalità per giocare con i francesi? Non ne sono sicuro. Il Valencia è fuori dai giochi. Peter Lim è pazzo, vende tutti i suoi giocatori più importanti senza sostituirli. Eriksen e il suo agente sono troppo intelligenti per accettare di andare lì. Il ritorno in Premier League sarebbe una sicurezza, ma chi ha bisogno di lui e se lo può permettere? Il Liverpool? No. Il Manchester City? No. Il Chelsea? No. Il Manchester United non più con Bruno Fernandes che brilla. Il Tottenham? Non credo proprio con Mourinho. L?Arsenal? Certo, hanno davvero bisogno di un '10'. Ma non faranno un affare del genere prima di aver sistemato la rosa, compresa la cessione Mesut Ozil. Il PSG è la scelta più ovvia. Si parla anche del Wolverhampton, ma non credo che pagheranno la cifra che l'Inter chiede e che Eriksen sia entusiasta di trasferirsi ai Wolves".
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