Il presidente Steven Zhang e l'Inter hanno mostrato tutta la loro vicinanza all'Italia e in particolare agli abitanti di Milano e della Lombardia. Possiamo dire che, da tifosi interisti, è un comportamento che rende orgogliosi?
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Quando il presidente Zhang ha alzato un po' l'asticella e ha tenuto conto della salute dei giocatori e di tutti i dipendenti, fregandosene del parere degli altri e condannando chi pensava ancora di poter giocare, la mia stima per questo ragazzo è diventata illimitata, oltre a quella che ovviamente già provavo per la società Inter. Pur essendo giovane e ricoprendo una carica così importante, nel momento in cui tanti non avevano il coraggio di mettere da parte i propri interessi per salvaguardare la salute di tutti, lui l'ha fatto. Quindi chapeau per il presidente e tutti i suoi collaboratori per quello che stanno facendo. E il mio racconto ne è la dimostrazione concreta.
Pensi che questa tragedia cambierà tutti noi e anche il nostro calcio?
Il calcio è una nostra passione, che va coltivata. In questo momento manca molto. Torneremo a tifare i nostri ragazzi, anche allo stadio, quando tutti saremo in sicurezza. Ma è indubbio che cambieranno tanti atteggiamenti, a cominciare dalle diverse metodiche di allenamento volte a evitare i contatti. Inimmaginabile, per dire, fare le partitelle, almeno inizialmente. Ma tante altre cose cambieranno. In questo periodo abbiamo tutti avuto la possibilità di riflettere: le cose che davamo per scontate, come un semplice abbraccio, un saluto con la mano, acquisteranno più valore e ci mancano sicuramente. Ma è anche vero che qualcuno ci ha messo nelle condizioni di fermare tutto e capire l'importanza di ciò che ci circonda: la natura. Nell'Adda, il fiume di Lodi, non ho mai visto un'acqua così limpida e così tanti pesci. Questo silenzio e questo panorama ti fanno pensare a come abbiamo occupato lo spazio di quello che ci circonda. Anche in casa rispolveriamo le vecchie fotografie della tua vita. Riapriamo dei vecchi diari, dei vecchi libri. Ci sono tante situazioni che possono migliorare la nostra vita, anche se ci è voluta una pandemia per farci ragionare e valutare certe cose. Ora c'è paura di contrarre il virus e andarsene in maniera tragica. E' brutto andare a fare la spesa e scoprire dai manifesti sui muri che tante persone che incrociavi per strada non ci sono più. Se ne è andato un patrimonio importante di anziani che se ne sono andati. In tutta questa faccenda, ci sono stati due momenti che mi hanno fatto arrabbiare molto.
Quali?
Quando ho visto Liverpool-Atletico Madrid a porte aperte. Mi dicevo 'mah, forse qualcosa sfugge'. L'altra è il ragionamento di alcune persone, che dicono sempre 'ma tanto muoiono solo gli anziani. Io ho una madre che ha malattie pregresse, ma perché non può vivere per altri 15-20 anni?
Da appassionato, in un momento come questo c'è davvero la voglia di tornare a guardare partite? O meglio tracciare una linea e ripartire direttamente dalla prossima stagione?
Se parlo da appassionato, ovviamente tutti vogliamo tornare a guardare partite quanto prima, anche in estate. Se devo essere oggettivo e guardare il tutto in maniera obiettiva, dico che per me per me questa stagione dovrebbe essere fermata qui, ripartendo tutti insieme da zero e tutti dalle stesse condizioni di partenza. Ho visto che il Bayern Monaco ha ricominciato gli allenamenti, seppur con le dovute precauzioni: questo non va bene. Bisognerebbe ripartire tutti insieme, avere una visione unica. Senza considerare che ci sono delle società che hanno avuto anche più casi di contagi e che ripartirebbero con tante defezioni.
Si discute tanto del taglio agli stipendi dei calciatori. Qual è la tua posizione?
Sono state usate delle frasi molto chiare e forti. In un momento così unico, è giusto sedersi intorno a un tavolo per cercare delle soluzioni. Qualcuno potrebbe avere degli svantaggi: parliamo di club, aziende, che potrebbero anche crollare. Dunque, se ci sono delle difficoltà di questo tipo, è giusto i calciatori provino ad aiutare le loro società. Bisogna trovare un'unione di intenti che possa dare una mano anche alle categorie inferiori, che hanno già molte società in crisi.
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