La classifica dice che c'è ancora speranza e che tutto è ancora da decidere, anche se la strada resta lunga e tortuosa. L'Inter, dopo la vittoria contro il Napoli nello scontro diretto di San Siro, tiene aperto il campionato e resta in corsa per lo scudetto e, di conseguenza, per vincere la seconda stella. All'indomani del successo contro la squadra di Spalletti, FCInter1908.it ha fatto il punto sui nerazzurri con Xavier Jacobelli.
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ESCLUSIVA Jacobelli: “Campionato riaperto. Dzeko fuoriclasse. Skriniar? Se ama l’Inter, firmi”
Buonasera direttore. Allora, campionato riaperto?
—Lo dice la classifica. La vittoria dell'Inter contro il Napoli coincide con le vittorie di Milan e Juventus. Tutte e tre, dunque, hanno ridotto lo svantaggio. E, all'orizzonte, c'è uno scontro diretto molto importante tra Napoli e Juventus. Dunque, merito dell'Inter che ha letteralmente riaperto in campionato. Credo che i nerazzurri abbiano ripetuto la grande partita fatta contro il Barcellona: Inzaghi non ha sbagliato nulla, a cominciare dall'inserimento da titolare di Darmian, che ha limitato molto Kvaratskhelia. Ma è stata tutta la squadra a giocare bene, ricordando che ieri giocava contro il miglior attacco del campionato. La difesa è stata impeccabile.
Qualcuno ha affermato che Inzaghi ha vinto 'alla Conte'. Può essere questa la ricetta giusta per la rimonta?
—Inzaghi ha vinto alla Inzaghi. Anche quando veniva criticato, mi sono sempre permesso di difenderlo, sottolineandole il grande lavoro. Ha raccolto l'eredità di Conte, ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, riportando l'Inter negli ottavi finale di Champions League e contendendo al Milan lo scudetto fino all'ultima giornata. E' evidente che nell'arco di una stagione ci possono essere delle difficoltà, ma è altrettanto vero che Inzaghi può farsi forza della sua professionalità, del sostegno corale della squadra, che è rimasta con lui anche nei momenti più delicati. Ieri sera, poi, ha capito come imbrigliare un Napoli che non è riuscito a viaggiare alle solite velocità. Io, però, tendo a considerare la sconfitta del Napoli un incidente di percorso.
E' una sconfitta, dunque, che non peserà molto psicologicamente per il Napoli?
—In questi casi, tornare subito in campo è la medicina migliore, e il Napoli domenica giocherà a Marassi contro la Sampdoria. Avremo già una prima controprova alla sconfitta di Milano. Dopodiché, il 13 ci sarà lo scontro diretto contro la Juventus. Ha ragione Acerbi quando afferma che dipende solo dall'Inter continuare la rincorsa sulle altre. E' importante confermare la splendida partita di ieri nella gara contro il Monza, altrimenti l'impresa di ieri verrebbe vanificata.
Alla luce di questo risultato, vede l'Inter come prima antagonista o Milan e Juventus sono più pericolose?
—Ora credo sia difficile fare valutazioni definitive, visto che stiamo vivendo una stagione assolutamente anomala. Penso che saranno necessari i prossimi 2-3 turni di campionato per verificare lo stato di salute delle squadre. E' evidente che la preparazione, che è stata rifatta ci riconduce all'inizio di quello che sembra quasi un altro campionato. Nello specifico, però, l'Inter ha dato una risposta importante. Personalmente, ho apprezzato molto la prova di Lautaro Martinez, tornato con grande professionalità. Ieri ha dimostrato cosa voglia dire avere attaccamento alla maglia dell'Inter. Al contrario di altri argentini, è tornato ad allenarsi con la squadra di club puntuale e ieri sera ha dato un contributo importante.
Difficile ora tenere fuori questo Dzeko. Un bel problema per Inzaghi...
—Si stupisce solo chi non ha presente la storia di questo autentico fuoriclasse. E' e rimane uno dei migliori attaccanti in circolazione. Non conosco un solo allenatore che non sia felice di affrontare problemi di abbondanza, soprattutto quando, oltre al campionato, ci sono da giocare anche Coppa Italia e Champions League. In questo momento Dzeko è imprescindibile. Ma ci sono talmente tanti impegni nei prossimi 50 giorni che serve in ogni caso una rosa ampia. In questo momento, Dzeko sta dando un apporto incredibile alla manovra offensiva dell'Inter. Inzaghi ha la fortuna di avere un attacco altamente competitivo.
Che Lukaku ha visto?
—Ha dato segnali assolutamente confortanti. I suoi problemi affondano le radici nell'infortunio di inizio stagione. Poi, lui ha spinto molto per tornare in forma in vista del Mondiale, ma è stato risucchiato nella crisi del Belgio. Ora, ha solo bisogno di tempo. Visto il suo fisico, non si può pensare che rientri in forma dall'oggi al domani, ma ieri sera ha dato segnali importanti di ripresa. E' solo questione di tempo. Il suo valore assoluto non si discute.
Ottima partita anche di Acerbi. La dimostrazione che, fortunatamente, i club non si fanno influenzare dai social...
—Il bello del calcio è che, alla fine, i bla bla scivolano via come acqua sui vetri e conta quello che dice il campo. E il campo ha dimostrato che i pregiudizi nei suoi confronti, di cui francamente non ho mai capito la ragione, lasciano il tempo che trovano: prima di tutto, stiamo parlando di un campione d'Europa e di un professionista così serio da resistere alle critiche piovutegli addosso prima ancora di arrivare alla Pinetina. Con la maglia dell'Inter si sta togliendo grandi soddisfazioni. La sua partita non mi ha sorpreso. Inzaghi ci ha visto ancora una volta lontano.
Che analisi possiamo fare riguardo alle parole di Marotta sul rinnovo di Skriniar?
—Arrivati a questo punto, mi aspetto che Skriniar pronunci delle parole definitive. Se vuole restare all'Inter, come ha affermato a più riprese, deve presentarsi in Viale della Liberazione e firmare il prolungamento del contratto. La società si è esposta in maniera pubblica.
Un ricordo di Mihajlovic e Pelé, due grandi del calcio che ci hanno lasciati...
—Loro sono il calcio. Continuo a parlare al presente, mi risulta difficile usare l'imperfetto o il passato remoto. Pelé, come ha dimostrato il tributo da ogni angolo del pianeta, ha incarnato l'essenza stessa del calcio, con la sua tecnica, la sua classe, la sua straordinaria capacità di fare cose che apparentemente agli altri sembravano impossibili. Ha anticipato gli altri, ed è stato l'unico a vincere tre Mondiali, e basta questo per raccontarne la grandezza. Mihajlovic da un lato ha incarnato il grande giocatore, amatissimo dai tifosi delle squadre in cui ha militato. E' uno dei rari esempi di calciatore capace di volare molto alto, sopra le bandiere del tifo. Lo ha dimostrato in tutta la sua carriera. Dall'altro lato, da allenatore, ha fatto lo stesso: ha sempre portato grinta e risultati, anche in condizioni delicate. Negli anni della malattia ha dimostrato un coraggio incredibile ed è stato un esempio per tantissimi.
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