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Che sensazioni ha in vista della finale di Istanbul? Cosa cambia rispetto alla finale di Madrid del 2010?
—La situazione è completamente diversa. Nel 2010 arrivammo alla finale sostanzialmente da favoriti, dopo aver fatto la vera finale in semifinale contro il Barcellona. Col Bayern siamo scesi in campo con tutt'altro spirito. Ora non siamo obbligati a vincere. Mi immagino una partita in cui la difesa sarà fondamentale e, in quest'ottica anche la capacità degli attaccanti di arretrare sarà molto importante. Ecco perché secondo me Inzaghi partirà titolare Dzeko, perché all'inizio mi aspetto un'offensiva a tutto campo del Manchester City.
Farebbe giocare Dzeko o Lukaku?
—Non mi nascondo: un paio di mesi fa ero fra coloro che volevano l'esonero di Inzaghi. In particolare, mi indispettivano alcune sostituzioni che mi sembravano fatte davvero male. Ma in questo caso devo dire che sto con lui.
Chi può essere l'uomo chiave dell'Inter?
—Io quest'anno mi sono innamorato di un gregario, di un giocatore arrivato quasi con l'idea di chiudere in maniera onorata la sua carriera, ovvero Matteo Darmian. Penso che, se con lui, Acerbi e Bastoni, riusciamo a costruire un muro, lui ha quella generosità di giocare ogni pallone, di mettere la gamba. Mi piacerebbe pensare che una riscoperta come lui possa essere importante. Anche se, lo sappiamo, l'Inter di quest'anno diventa grande se c'è un grande Barella.
Chi le fa paura invece di questo City?
—Mi costringe alla banalità: quel colosso biondo (Haaland, ndr) mi sembra uscito direttamente dai videogiochi.
Come giudica, in generale, la stagione interista?
—Al momento, come voto, darei un 8, non di più. Perché quando vai a San Siro da fedele abbonato e vedi l'Inter perdere con l'Empoli, non è che te lo dimentichi. Poi ci sono state le grandi soddisfazioni con il Milan. Ma non è ancora l'anno perfetto.
Giusto rinnovare il contratto di Inzaghi?
—E come fai a non rinnovare il contratto di un allenatore che ha portato questi risultati? Senza contare i risultati economici. Confermo una certa antipatia, non è un leader secondo me. Detto ciò, abbiamo vinto con altri antipatici, vedi Conte, e altri odiati dagli altri e amati da noi, come Herrera e Mourinho. Inzaghi non è come loro, ma in ogni caso ce lo dobbiamo tenere stretto.
Cosa sarebbe disposto a fare per una vittoria nerazzurra?
—Non mi sento di dirglielo, ma le confermo che la scaramanzia sta prendendo il sopravvento, in memoria del Triplete. Cerco di adottare comportamenti, insieme alla mia famiglia, che ripetano la situazione magica del 2010.
Si fanno più insistenti le voci di un interessamento del miliardario Zilliacus nei confronti dell'Inter. Con lui potrebbe tornare in auge il progetto Interspac?
—Io non dispero. Ho visto Cottarelli di recente che ha avuto un altro contatto con Zhang e lo ha trovato meno tranchant, più aperto. Io non so quanto la finale di Champions possa cambiare anche l'atteggiamento dei cinesi. Che siano loro o qualcun altro dopo, credo che il supporto popolare converrebbe.
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