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Una sconfitta inspiegabile, "troppo brutta per essere vera". Andrea Mandorlini, ex centrocampista dell'Inter, in esclusivaa FCInter1908.it, è stato chiaro: disfatte come quelle di Napoli sono inaccettabili per la storia nerazzurra. Ora, però, meglio resettare tutto e ripartire da zero. Perché domenica ci si gioca il futuro, e non solo per i 50 milioni eventualmente garantiti dall'accesso in Champions League. La partita con l'Empoli è di fatto una finale. Da non sbagliare, per il bene di tutti. Imperativo: tornare a lottare per la maglia, con ardore. Prima di pensare alla prossima stagione, che potrebbe vedere un'Inter completamente diversa da quella attuale, a cominciare dal nuovo allenatore. Ecco le parole di Mandorlini:
Buonasera Mister. Come si spiega una sconfitta così pesante in una partita decisiva come quella di Napoli?
Da fuori è sempre difficile capire cosa sia successo. Di certo, è stata una partita a tratti inspiegabile, in cui l'Inter doveva tirare fuori tutto, e invece è andata come è andata. Complicato spiegare come sia stato possibile tutto ciò Troppo brutto per essere vero.
Non è la prima volta che in una gara decisiva l'Inter fallisce soprattutto l'approccio alla partita.
Nelle ultime sette partite, l'Inter ha vinto solo contro Chievo e Frosinone, due squadre già retrocesse. Qualcosa è cambiato, secondo me qualcosa è successo. Non so cosa, però dal punto psicologico e dell'atteggiamento in campo qualcosa c'è. Perché è impossibile che una squadra che si deve giocare certi obiettivi vinca solo contro Frosinone e Chievo. I numeri nel calcio contano. Anche con le voci sul nuovo allenatore, sicuramente certe cose sono cambiate.
La penso anch'io così. Ma la psicologia è davvero importante. Ripeto, secondo me all'interno dello spogliatoio, qualcosa è successo. Si vede una squadra spenta, che non riesce a trasmettere la voglia e l'identità del proprio allenatore. C'è poca volontà, anche nei duelli individuali. Bisogna parlare anche un po' di calcio: il gol preso per colpa di Miranda, denota una mancanza di attenzione. Alcuni atteggiamenti si possono leggere. Sembra una squadra un po' scollata, e mi dispiace. Poi, magari, domenica con l'Empoli parleremo di tutt'altra situazione e mi auguro che sia così, perché è in ballo una qualificazione importante.
Ora i tifosi chiedono uno sforzo importante per la maglia, cosa che forse non si è vista domenica sera a Napoli. Ci sono, in questa squadra, troppi elementi che forse pensano più ai propri interessi che al collettivo?
Sono stato un giocatore anch'io: credo che ci sia un po' di dispiacere generale. Però, poi, c'è la partita, l'aspetto agonistico. Ci sono partite da vincere, come lo era quella contro il Napoli, anche per la storia dei due club. I risultati delle ultime partite parlano chiaro: ci sono state anche delle buone prestazioni, come quella contro la Juventus, ma poi stringi stringi hai vinto solo con Frosinone e Chievo. Ora c'è un'altra possibilità e bisogna assolutamente raggiungere questo obiettivo.
A un allenatore come lei chiediamo: come si prepara una partita così importante? Con durezza o cercando di infondere tranquillità in una squadra che forse ha dimostrato di non saper reggere pressioni così forti?
Mah, non mi sembra che ci sia così tanta pressione. Il piazzamento Champions è ancora lì, alla portata. Come ha detto Spalletti dopo la partita contro il Napoli, bisogna essere calmi e tranquilli. Non credo ci siano giocatori che non hanno fiducia: c'è un allenatore che è lì da due anni e sa dove poter intervenire in una situazione così complicata. Tutti i discorsi che stiamo facendo, però, si riducono a questo: fiducia o non fiducia, bisogna resettare tutto e vincere per la maglia, come bisogna sempre fare per un club così importanti. Se poi non si andrà in Champions, sarà perché saranno stati più bravi gli altri. Nelle ultime partite, più che essere più bravi gli altri, è l'Inter ad aver fatto un po' poco.
E' d'accordo con chi sostiene che la squadra non abbia fatto passi avanti rispetto allo scorso anno?
I miglioramenti vanno letti nella classifica e nelle vittorie, quindi non credo. Ormai da anni si punta alla Champions, dato che il primo posto è monopolizzato dalla Juventus, ma credo che si debba riprovare a vincere qualcosa. All'Inter manca da troppo tempo. Ormai, arrivare secondi o terzi viene giudicato come un risultato molto positivo. Sì, va bene, però vincere è fondamentale.
E proprio per tornare a vincere, una rivoluzione sembra inevitabile comunque vada...
Qualche cambiamento ci sarà. Ora è un momento particolare della stagione, sta finendo tutto e si parla già del mercato di allenatore e giocatori. Credo che qualcosa si debba cambiare per forza. Per una squadra come l'Inter, lottare sempre per il quarto posto, fuori da tutto, è un po' riduttivo. Non si può essere contenti. Bisogna prendere il massimo però anche da stagioni così e andare in Champions.
Guardando al futuro, sembra certo l'arrivo di Antonio Conte. E' l'uomo giusto per riportare in alto l'Inter?
E' molto importante il parco giocatori. Credo che sia fondamentale, a questi livelli, avere una rosa competitiva. Il primo cambiamento dovrà essere lì. Poi, stiamo parlando di un allenatore che ha vinto ovunque sia andato. Trovare qualcuno meglio di Conte è difficile. Bisogna tornare a vincere.
Come commenta le critiche di alcuni tifosi nerazzurri che non impazziscono all'idea di affidarsi a troppi uomini dal dna "juventino"?
L'ho detto anche in altre situazioni: l'arrivo di Marotta è fondamentale. Stiamo parlando del miglior manager in circolazione. Poi, la sua storia l'ha fatta anche altrove: alla Sampdoria, a Venezia. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo quando era a Ravenna e aveva appena iniziato. Confido nel direttore e in tutto l'entourage, anche in Gardini, che era con me a Verona. Il fatto di essere contro il dna juventino è un limite che in questo momento l'Inter non si può permettere. Bisogna avere fiducia in chi decide e Marotta è il migliore in assoluto. All'Inter si vuole sempre tutto subito, ma la programmazione è importante.
E' d'accordo che, al di là dei ruoli, serviranno uomini di carattere e mentalità per garantire il salto di qualità?
Il mercato verrà fatto con il nuovo allenatore, ma credo sarà così. Inizierà un nuovo ciclo che, al di là della juventinità o meno, proverà a rendere l'Inter vincente.
Ora che l'Inter è uscita dal SA, si aspetta segnali importanti sul mercato da Suning?
Sicuramente. L'Inter ha una proprietà importante economicamente e strutturalmente. Sicuramente questa situazione porterà dei vantaggi, ma non bisogna sbagliare. Ci vuole materiale importante e lo abbiamo visto in altre squadre come giocatori che abbiano mentalità vincente portano qualità importanti. Credo che l'Inter opererà in questo senso, serve un cambiamento sostanziale dal punto di vista tecnico.
Visto come si è evoluta la questione Icardi, ritiene a questo punto che sia meglio, per il bene di tutti, arrivare a una separazione in estate?
L'aspetto comportamentale è un conto, quello tecnico è un altro. In questi giorni ho letto che Icardi vorrebbe restare contro tutto e tutti. Faccio fatica a capire quale potrebbe essere la soluzione migliore, è una situazione molto difficile. Allenatore e società dovranno essere davvero bravi, perché non è assolutamente semplice. Sarà comunque un nodo importante per la stagione che verrà.
Si parla dei tanti possibili cambiamenti in panchina in vista della prossima stagione di Serie A. Potremo rivedere finalmente Andrea Mandorlini allenare in A l'anno prossimo?
Sono cinque anni a Verona, ci sono state delle stagioni un po' così. In questo mondo bisogna essere bravi e fortunati a trovare una società con cui lavorare in una certa maniera. Mi piacerebbe, non so se sarà possibile. Ho tanta voglia di rivincite, perché credo di meritare qualcosa dopo Verona. Nelle ultime due scelte non sono stato molto fortunato, voglio ripartire. Sono pronto, bisogna trovare l'opportunità giusta
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