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ESCLUSIVA Palmeri: “Investcorp-Inter, c’è segnale. Pista concreta. Troppe critiche a Inzaghi”

FCInter1908 ha intervistato Tancredi Palmeri, giornalista e inviato di Sportitalia al Da Luz, per parlare di Benfica-Inter e non solo

La notte di Lisbona ha restituito serenità all'Inter, che si è riscoperta di nuovo grande. Oltre a mostrare determinazione e intelligenza tattica, la squadra di Simone Inzaghi ha messo in campo qualità, coesione e mentalità seria. Tutto quello che serviva per avere la meglio su un avversario, il Benfica, che aveva dato sberle a PSG e Juventus e che, prima di martedì, in stagione aveva perso solo due partite, incantando in giro per l'Europa con il suo gioco veloce e verticale. Inzaghi, ancora una volta, sull'orlo del precipizio ha saputo tirarsi via dal vuoto e riacquistare credibilità. Per il presente e per il futuro. FCInter1908 ne ha parlato con il giornalista Tancredi Palmeri, inviato al Da Luz per Sportitalia.

Ciao Tancredi. Che Inter hai visto?

Ho visto un'Inter determinata e questa è la cosa più importante in Champions. All'inizio era un po' timorosa della giocata e non voleva concedere spazi al Benfica, consapevole che in questo momento ogni 2-3 occasioni concesse la paga. Difensivamente ha tenuto il punto e non si è fatta intimorire. E questo man mano le ha dato sicurezza. La prestazione nerazzurra non mi ha sorpreso nella misura in cui è nelle possibilità dell'Inter, e lo abbiamo visto anche contro il Porto. Quella contro il Benfica è stata una partita curata e in cui la squadra ha sempre scelto il momento giusto per costruire, e non solo per ripartire in contropiede. Non mi ha sorpreso, anche se non ero sicuro riuscissero a fare una prestazione del genere, visto che la squadra veniva da tante gare negative.

Qualificazione chiusa?

No, non può esserlo. La Champions è l'eccellenza dell'eccellenza. Sarebbe stata chiusa se l'Inter fosse in vantaggio di 4 gol. La gente ha poca memoria, mi ricordo l'Inter dei record di Trapattoni che vinse 2-0 in casa del Bayern e poi perse 1-3 a San Siro. Dagli ottavi in poi, c'è un livello di eccellenza tale che non puoi mai rilassarti.


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