Paolo Condò ha affermato che quella di Zhang è una strada senza uscita e che andrebbe tolto il nome di Suning dalla Pinetina. E' d'accordo?
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Nel mondo del calcio c'è poca riconoscenza, anche per chi ha speso tantissimi soldi. Suning si è ritrovata in una situazione non prevedibile: prima della pandemia era il 7° gruppo della Cina per fatturato. La pandemia ha provocato l'arricchimento spropositato per alcune aziende in alcuni campi, ma al contempo l'impoverimento di altre realtà. Questa situazione mette ancor più in risalto lo straordinario lavoro fatto da Conte. Zhang manca da ottobre, lo hanno visto solo il giorno dello scudetto. E' una situazione molto complessa, ma Oaktree è un fondo molto importante e, qualora Suning non riuscisse a saldare il debito, il club nerazzurro finirebbe nelle mani del fondo USA, che tra l'altro ha una grande capacità di spesa. Che la fine dell'Inter sia quella? A meno che non intervenga un oligarca, temo proprio di sì. Il calcio delle grandi famiglie è finito. In Italia, solo Delvecchio (Luxotica) potrebbe pensare di fare un investimento e provare a prendersi l'Inter. Ma anche lui è un capitalista vecchio stampo, uno che è arrivato dal niente. Non penso voglia fare un investimento così alla sua veneranda età.
Lei ha informazioni in merito al possibile interesse di altri soggetti nei confronti dell'Inter?
Mi era stato detto un po' di tempo fa che ci potevano essere dei soggetti interessati dall'Arabia Saudita, ma vedo che è molto difficile per i sauditi investire in Italia, sia per una questione fiscale, sia per una questione di garanzie dal punto di vista legislativo e non solo. La vedo dura, ma non si sa mai: l'Inter ha un brand molto forte, esploso anche a livello mediatico dopo la vittoria del campionato. Il futuro dell'Inter è tutto nelle mani dei suoi dirigenti. Solo con una guida tecnica illuminata si può sperare di avere un futuro roseo.
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