FC Inter 1908
I migliori video scelti dal nostro canale

copertina

ESCLUSIVA Prisco: “Quanto mi costò Padova-Milan. E la gaffe clamorosa di mamma con la Juve”

ESCLUSIVA Prisco: “Quanto mi costò Padova-Milan. E la gaffe clamorosa di mamma con la Juve” - immagine 1

Fcinter1908 ha voluto condividere con suo figlio, Luigi Maria Prisco, le emozioni dell'ingresso di Peppino Prisco nella Hall of Fame Inter

Pasquale Guarro

La risposta è irreperibile, anche perché tutto viaggia su circuiti paralleli alla razionalità, dove la comprensione è sempre parziale.

Com’è possibile che nel mondo del calcio ci sia stato un dirigente, membro del consiglio d’amministrazione di un club, che abbia saputo trasformarsi in capopopolo più di quanto abbiano saputo fare negli anni calciatori e presidenti dello stesso club? L’amore che gli interisti riconoscono a Peppino Prisco scavalca i cancelli del tempo e realizza ponti eterni, sospesi tra dimensioni. Un sentimento travolgente che chiede strada a idoli che in nerazzurro hanno alzato trofei.

Peppino Prisco è per l’interista lo stemma sullo scudo, una mano tesa al desiderio di riconoscibilità. E per questo, quando ai tifosi è stato chiesto di votare un simbolo, nella Hall of Fame della storia dell’Inter è entrato proprio lui, l’avvocato alpino più amato nel mondo del calcio. Una gioia che Peppino avrebbe accolto con una battuta irriverente e che Fcinter1908 ha voluto condividere con suo figlio, l’avvocato Luigi Maria Prisco.

ESCLUSIVA Prisco: “Quanto mi costò Padova-Milan. E la gaffe clamorosa di mamma con la Juve”- immagine 2

Si è mai chiesto come abbia fatto a raccogliere tanto consenso e tanto amore?

“Credo sia anche per via di quel suo intenzionale modo d’essere politicamente scorretto. Non si è mai nascosto dietro al finto perbenismo, ha sempre dichiarato solennemente di gufare Milan e Juventus, una cosa che non ti aspetti da un dirigente. Ricordo Fraizzoli, che da milanese si professava contento dei successi del Milan in quanto comunque squadra della sua città. Ecco, mio padre non seguiva lo stesso filone. Poi aveva anche amici milanisti, ma con loro non parlava di calcio”.

Tanti tifosi amano Peppino Prisco più di quanto si possa amare un calciatore.

“La verità è che lui avrebbe pagato di tasca sua per giocare nell’Inter (ride, ndr). Ma aveva seri problemi di sciatalgia e per questo smise in fretta con il calcio giocato. Però faceva l’attaccante e partecipava al campionato forense con i suoi colleghi avvocati. Poi iniziai a giocare anche io, non mi dava grossi consigli ma ricordo quanto tenesse al fatto che bisognava essere forti nel colpo di testa, e allora mi lanciava in alto la palla per farmi saltare”.

Che papà è stato?

“Abbastanza severo, una delle più grandi ramanzine la guadagnai nel 1967. L’Inter aveva perso tutto, il campionato a Mantova, la Coppa dei Campioni a Lisbona e la Coppa Italia a Padova, che andò a giocarsi la finale contro il Milan. Ero un bambino e ingenuamente mi dichiarai felice di vedere una squadra milanese in finale. Si infuriò. Lui ignorò totalmente quella partita”.

Le ha mai parlato delle sue origini napoletane?

“Altroché, mio nonno erano di Torre Annunziata e tutte le estati lo portava lì al mare, dove poteva far festa insieme ai suoi amati cugini. Ricordo che poco prima di un Inter Napoli, un giornalista, facendo riferimento alle sue origini, gli disse: «Avvocà, oggi tenite ‘o core spaccat a metà». Lui rispose «No, quello accadrebbe solo se l’Inter affrontasse il Savoia» (la squadra di calcio di Torre Annunziata, ndr).

Le ha mai raccontato il primo incontro con sua mamma?

“Sì, e credo corrisponda anche alla loro prima discussione ma fu un malinteso. La famiglia di mia mamma amava molto lo sport, ma considerava il calcio una disciplina minore. Così quando mio padre le chiese se lo seguisse, lei, che non intendeva deluderlo, rispose di sì. Il conflitto nacque al secondo quesito, quando le chiese per chi facesse il tifo. Mamma non conosceva le squadre, ma la sua famiglia era legata al monarca e si ricordò che il Principe Umberto fosse juventino, allora gli disse di essere della Juventus. Lui si arrabbiò e le rispose di aver votato la repubblica, anzi, di essere un capo repubblicano. Poi nel tempo le cose presero una piega diversa ed emerse la verità. A mamma fregava poco di calcio, anche se in un’altra occasione si è ritrovata nuovamente in una circostanza simile, sempre inconsapevolmente”.

ESCLUSIVA Prisco: “Quanto mi costò Padova-Milan. E la gaffe clamorosa di mamma con la Juve”- immagine 3

Ci racconti.

“L’Inter vinceva 2-0 il derby fino a pochi minuti dal 90’, poi De Vecchi fece una doppietta e lui tornò a casa imbufalito. Ecco, De Vecchi era anche il cognome della mia mamma. Ricordo che a lui il caffè faceva l’effetto opposto, lo rilassava. Allora me ne chiese uno e io andai a prepararglielo con l’aiuto di una vecchia Gaggia, che ai tempi era una gran novità. Solo che nel portargli la bevanda inciampai e rovescia tutto sulla tela di Firenze. Mamma iniziò a urlare ma lui trasfigurato dalla rabbia le disse «Stai zitta tu che ti chiami De Vecchi»”.

Peppino Prisco si calmava con il caffè?

“Sì, sembra paradossale me è così. Teneva particolarmente al caffè e si offendeva a morte se qualcuno gli presentava una ciofeca, d’altronde le sue origini… La stessa cosa accadeva con la pasta. Aveva un’avversione per la pasta scotta, viveva la cosa come un oltraggio. Dargli un piatto di pasta scotta equivaleva a regalargli una maglietta del Milan, una cosa inaccettabile. Doveva essere al dente”.

Non doveva essere facile per sua moglie…

“Le racconto questa storia, mia mamma era particolarmente fissata per le diete. Non appena vedeva uno di noi con un chilo di troppo, era pronta a sottoporcene una. Una notte, in preda alla fame, mi alzai dal letto per andare in cucina e prepararmi un piatto di pasta, lei sentì dei rumori e venne a controllare. Mi colse con le mani nel sacco e iniziò ad urlare: «Peppinooo, Peppinooo, corri a vedere cosa sta combinando tuo figlio». Mio padre si alzò dal letto aspettandosi il peggio, dormiente arrivò in cucina e capì che mi stavo cucinando un piatto di pasta. «La fai al dente?» Altroché, gli risposi. Lui guardò mia mamma e le disse «Ma allora cosa urli?». E tornò a letto”.

Cosa le manca del suo papà?

“È sempre presente, anche quando lascio la prenotazione al ristorante, sentono il cognome e mi chiedono se sono parente. Ho una famiglia felice e mi spiace che non possa vederla. O forse può. Chi lo sà…”.

È nella Hall of Fame dell’Inter, come ha appreso questa notizia?

“Con enorme piacere, sarò allo stadio con tutta la mia famiglia e l’Inter mi consegnerà una targa. Ogni domenica lo stadio intero applaude quando l’inno canta il suo nome, un po’ mi sono abituato, ma è un riconoscimento che ogni volta mi emoziona”.

tutte le notizie di