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ESCLUSIVA Serena: “Per la Champions serve stessa Inter di Lisbona. Lukaku cresce, ma deve…”

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All'Inter serve l'atteggiamento di Lisbona per riacciuffare un piazzamento Champions in Serie A: ne abbiamo parlato con Aldo Serena

La notte di Lisbona ha restituito a tutti i tifosi dell'Inter e a Simone Inzaghi una squadra viva, capace di regalarsi partite da big assoluta, capace di mettere timore anche alle superpotenze del continente. Ora serve lo stesso atteggiamento visto contro il Benfica per poter ripartire al meglio anche in campionato e provare a riacciuffare un piazzamento valido per la prossima Champions League. FCInter1908.it ne ha parlato con l'ex attaccante nerazzurro Aldo Serena. Ecco le sue parole:

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Buonasera Aldo. Una notte da grande Inter quella vista a Lisbona.

—  

L'Inter ha sempre creato molto nelle ultime partite, a parte qualche raro episodio. Nelle ultime 2-3 uscite, ho visto sempre una squadra che, pur non ottenendo sempre risultati pieni, giocava e metteva sotto gli avversari. La squadra ha sempre lavorato, ma gli attaccanti nell'ultimo periodo non sono stati lucidissimi. Cosa che è accaduta anche a Lisbona, dove il gruppo ha comunque giocato con comunione di intenti e sacrificio. Barella e gli altri hanno fatto bene, però, e per questo non mi sono sorpreso più di tanto della prestazione.

Qualificazione chiusa?

—  

Guardi, io in situazioni come questa cito sempre un episodio, fra i più negativi della mia carriera, ovvero quando vincemmo nel 1988 in Coppa UEFA a Monaco contro il Bayern per 2-0 (la partita della famosa cavalcata di Berti, ndr) e poi in casa perdemmo 1-3 e uscimmo dalla competizione. E' anche capitato che siamo riusciti a rimontare, per esempio contro l'Aston Villa, quando a Birmingham abbiamo perso 2-0 e a San Siro poi abbiamo vinto 3-0. Questo per dire che ci vuole la giusta concentrazione a livelli massimali, anche se il risultato ti dà qualche garanzia. La partita, dunque, va affrontata secondo me con lo stesso atteggiamento di Lisbona.

Quando sembra a un passo dal precipizio, Simone Inzaghi trova sempre il guizzo per risollevarsi. E' la sua rivincita?

—  

Gli snodi di questa sua stagione sono stati Inter-Barcellona, quando c'era una grande pressione mediatica che lo aveva messo poi alle strette e poi, grazie al gol di Calhanoglu, la stagione è virata; l'altro è stato a Lisbona: mettere un'ipoteca su una semifinale di Champions League che all'Inter manca da tantissimi anni è un fatto importante. Poi, c'è tutto il discorso campionato, che non bisogna tralasciare. La società, infatti, ha bisogno in maniera assoluta, anche per via delle condizioni economiche, di rientrare tra le prime quattro. Per questo, Inzaghi deve ritrovare un cammino in campionato tale da centrare anche questo obiettivo.

Giusto continuare il progetto con lui in panchina anche nella prossima stagione?

—  

Fortunatamente non sono un dirigente dell'Inter...

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Come si spiega questa differenza di rendimento tra campionato e Champions League? Sembrano due squadre diverse...

—  

E' vero, credo sia un meccanismo mentale. Non è sempre semplice avere una concentrazione massima e un atteggiamento giornaliero di assoluta dedizione al lavoro, anche perché si sfiorano le 60 partite all'anno. Ci vuole atteggiamento collaborativo, deciso, in modo tale da non far mai scendere la tensione, come accaduto all'Inter dopo qualche vittoria.

Questa Inter, comunque, può arrivare fra le prime quattro?

—  

Penso che la rosa dell'Inter sia di altissimo livello. Da qui alla fine il calendario è molto più difficile rispetto a quello affrontato fino ad ora, ma nei singoli è una squadra alla pari di Juventus, Napoli e Milan. Potrebbe farcela se mantiene l'atteggiamento visto in Champions, ma soprattutto gli attaccanti devono ritrovare freschezza in fase di realizzazione. Sono loro che decidono le sorti del gruppo. Nell'ultimo mese e mezzo si sono appannati un po' tutti.

Che succede a Lautaro?

—  

Le stagioni sono ora così dense di appuntamenti e impegni... Non è semplice, noi giocavamo al massimo circa 45 partite. Quando giochi ogni tre giorni, fai fatica anche ad allenarti, capitano momenti in cui non hai la forma giusta. Poi, per gli attaccanti è importante la determinazione, la freschezza. Per sfruttare quella frazione di secondo, devi essere al top della condizione. Altrimenti, basta poco per arrivare in ritardo. Mantenere la forma tutto l'anno è davvero difficile.

Lukaku, al di là del gol segnato su rigore, è sembrato ancora in crescita. Continuerebbe a puntare su di lui anche nella prossima stagione?

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Su Lukaku c'è un discorso molto specifico: per il fisico che ha e per come ha fatto bene con Conte, credo che lui debba essere sollecitato tantissimo durante gli allenamenti. Lui deve fare un lavoro fisico e atletico anche molto superiore ai suoi compagni per poter essere al top. Subito dopo gli impegni con la nazionale mi è sembrato appannato, poco lucido e poco partecipe. Mentre a Salerno e a Lisbona l'ho visto in crescita, sembra che stia uscendo dal momento difficile.

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