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L’Inter di inizio stagione ha trovato qualche evidente difficoltà. Il cambio in panchina a dieci giorni dall’inizio del campionato non ha di certo agevolato il cammino dei nerazzurri: nuovi sistemi da digerire, acquisti da integrare con il resto della rosa e, infine, un calciomercato che si è davvero concluso solo pochi giorni fa, con l’arrivo di Gabigol e Joao Mario. Abbiamo parlato di questo e di tanto altro con Gigi Simoni, ex tecnico dell’Inter rimasto ancora molto legato alla “Beneamata”.
CAPITOLO DE BOER - “Non posso giudicare la scelta, di sicuro chi ha deciso per il cambiamento ha più credibilità di me perché vede le cose dall’interno, mentre io mi limito a rimanere nella mia posizione da osservatore esterno. Probabilmente c’erano punti di vista che non coincidevano, di conseguenza, forse, era giusto cambiare. Certo, probabilmente io avrei optato per scelte diverse e sarei andato su un profilo che ben conosce il nostro campionato. L’allenatore deve spiegare tante cose ai calciatori, mentre l’olandese è il primo che deve ancora integrarsi e imparare, che certezze può dare a chi scende in campo? Si rischia un passaggio molto pericoloso. Mi auguro che ci metta poco tempo perché è un ragazzo intelligente”.
LE PIU’ FORTI - “Credo che anche quest’anno, almeno sulla carta, la Juventus sia la più forte. Poi il calcio può sempre riservare sorprese. Subito dopo i bianconeri, credo che arrivi il Napoli. Non c’è più Higuain, ma nel complesso la squadra è migliorata e giocano insieme. L’Inter e la Roma devono ancora rivelarsi, giocano ancora un calcio da allenamento. I nerazzurri in particolare, hanno regalato tempo alle avversarie con l’avvicendamento in panchina a così poco tempo dall’inizio del campionato”
RIPICCHE DI MERCATO - “Ho letto che Lichtsteiner sarebbe potuto andare all’Inter, io credo che lo svizzero avrebbe risolto molti problemi ad un reparto che invece presenta lacune. La Juventus ha detto no perché in precedenza i nerazzurri si sono rifiutati di trattare il passaggio di Brozovic in bianconero, ma a dirla tutta io avrei tranquillamente mandato il croato a Torino. Non lo reputo un campione, più che altro è un calciatore normale e non avrebbe apportato una grandissima miglioria alla squadra di Allegri”.
MEGLIO BERARDI CHE ICARDI - “L’attaccante argentino è un campione di finalizzazione, ma faccio fatica a descriverlo come campione totale. Ha qualche difetto evidente nell’atteggiamento, molte delle sue prestazioni non sono il ritratto dell’impegno e credo che nel calcio moderno, alle grandi squadre, a poco servano gli attaccanti che sappiano fare gol e basta. Occorre aiutare, partecipare al gioco. Essere funzionali. Devo dire che invece apprezzo molto Domenico Berardi e mi meraviglio che non sia ancora stato convocato in Nazionale. Quel ragazzo ha tutto quello che serve per giocare in un grande club da campione: ha personalità e cattiveria e devo fossi io a decidere, venderei Icardi per puntare su di lui. Devo anche aggiungere che al Sassuolo le sue qualità vengono messe in risalto dal grande lavoro del gruppo, perché quella di Di Francesco è una squadra seria”.
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