Giorni cruciali. Per il presente, ma soprattutto per il futuro. Perché la decisione da prendere cambierà inevitabilmente il corso degli eventi, la percezione di un luogo sacro e di un simbolo. Inter e Milan hanno dato una svolta al percorso che porterà alla costruzione dello stadio del futuro. Fin qui, mentre il Comune di Milano si è espresso nettamente in favore della ristrutturazione di San Siro, le due società hanno scelto con forza la via della costruzione di un nuovo impianto, funzionale e al passo con i più grandi stadi d'Europa, in grado di garantire alle società introiti decisamente superiori a quelli che nerazzurri e rossoneri percepiscono attualmente dal Meazza, che in quel caso verrebbe mestamente abbattuto. Due posizioni molto nette, dunque. Ma c'è anche chi propone una terza via: è il noto studio d'architettura milanese PRINCIPIOATTIVO Architecture Group, che ha prospettato, sulla scia di quanto accaduto per esempio a Londra con l'Highbury e l'Emirates Stadium, una riqualificazione e una rifunzionalizzazione di San Siro che, rimanendo in piedi, vestirebbe un abito tutto nuovo. Per capirne di più, FCInter1908.it ha intervistato in esclusiva Luca Bigliardi, architetto e Founding Partner dello studio.
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ESCLUSIVA Studio PA: “San Siro come Highbury, ecco il progetto. Fuori stadio, dentro…”
Fin qui il dibattito si è diviso tra l'abbattimento di San Siro con la conseguente costruzione di un nuovo impianto, e la ristrutturazione del Meazza. Ci pare di capire che il vostro studio proponga una terza via.
Esattamente. Il nostro progetto non è in contrasto con la visione delle due squadre, perché è ovvio che serva uno stadio nuovo per esigenze sportive e di marketing e che San Siro non possa più avere la funzione che si richiede a uno stadio moderno, anche perché sappiamo tutti quale sarebbe il costo di una ristrutturazione che metta a nuovo il Meazza. La riflessione è un'altra: ma perché bisogna per forza fare a meno di San Siro come elemento simbolico di Milano, quando si potrebbe rifunzionalizzarlo, come accade in altre parti del mondo, e garantirgli così una nuova vita? Perché non dobbiamo pensare che il campo da calcio diventi in parte un parco e in parte uno spazio sportivo dedicato ai cittadini, che così potrebbe davvero andare a giocare all'interno di San Siro? Le esigenze commerciali e immobiliari di Inter e Milan sono perfettamente comprensibili, ma perché non possiamo in parte integrarle all'interno dello stadio? Se si recuperasse parte di questo volume, potremmo mantenere un simbolo, riducendo l'impatto ambientale e, al tempo stesso, rifunzionalizzare un'area che è cara per tutti i cittadini. E' quello che è capitato a Londra con l'Highbury Park: per i tifosi dell'Arsenal è cambiata solo la direzione di uscita dalla metropolitana, ma intanto è stato mantenuto in piedi l'ingresso del vecchio stadio che, invece, è diventato l'ingresso di un'area residenziale.
Nel dettaglio, all'interno di quello che oggi è lo stadio San Siro, cosa verrebbe realizzato?
Abbiamo pensato a un business park, con un museo dedicato al calcio italiano e di Milano, dove possa essere mantenuta la storia di San Siro, uno spazio con quasi 14.000 metri quadri di uffici, che possano affacciare sul campo da gioco, che a sua volta potrebbe essere trasformato in parte come un'area comune a tutti i cittadini, e in parte costituito da una serie di piccoli campi sportivi che possano essere utilizzati dai milanesi durante l'anno, e per attività ludico-creative a seconda delle necessità. Tutto questo per lasciare un bene di proprietà del Comune di Milano e che possa sfruttato a livello economico dal Comune stesso e dalle squadre.
Quello che la Soprintendenza ha sottolineato è il valore artistico del secondo anello e delle rampe esterne, concetti che sono stati ripresi in tantissimi impianti in giro per il mondo, data la loro sicurezza e funzionalità. La parte esterna, dunque, verrebbe mantenuta. Per la parte interna, invece, potrebbe prevedere una parte delle tribune trasformate in spazi per gli uffici. E' un po' quello che è successo anche a Barcellona con la storica Arena del Foro, che ha perduto la sua funzione, ma che nell'immaginario collettivo è rimasto, nonostante sia stato trasformato in centro commerciale. Così come i due progetti finalisti per la costruzione dello stadio (Populous e Manica/Sportium, ndr) prevedono anche a rigenerare il quartiere, si può pensare che anche San Siro possa essere rigenerato in tal senso.
Sono in molti a sostenere che due strutture così non possano coesistere nella stessa area. Qual è la vostra posizione in merito?
Due strutture esclusivamente sportive, con la stessa finalità d'uso, non hanno senso di coesistere. Ma il fatto che un simbolo di Milano come San Siro e il futuro stadio possano coesistere non ha alcun contraddittorio. L'esempio di Highbury Park è palese. Dal punto di vista storico, le due strutture dialogherebbero bene tra di loro e, anzi, sarebbero un perfetto simbolo dell'evoluzione della città di Milano, di come la storia e quindi la città si evolve.
Possono assolutamente vivere insieme. Secondo noi sarebbe la soluzione più ragionevole, integrando parte degli uffici in quello che oggi è lo stadio San Siro. La nostra analisi non va in contrasto con i progetti per la riqualificazione dell'area, ma è piuttosto un ragionare sulla stessa riqualificazione del quartiere attraverso lo sfruttamento di una struttura già esistente.
Qualora il Comune dovesse pronunciarsi (come sembra) contrario alla demolizione di San Siro, c'è l'ipotesi concreta che Inter e Milan siano "costrette" a costruire il nuovo stadio a Sesto San Giovanni. Non sarebbe questa una sconfitta per tutti, istituzioni in primis?
Non parlerei tanto di sconfitta, dato che, come in altre aree del mondo, anche per Milano sarebbe ormai corretto parlare di città metropolitana e non più solo di città. E' vero altresì che i milanesi hanno sempre pensato a San Siro come un luogo per la città di Milano. Di sicuro la scelta sarà politica e non dettata da motivazioni tecniche e per questo non mi pronuncio. Sarebbe bene, comunque, arrivare a una decisione attraverso una collaborazione tra le parti.
Al di là di quella che sarà la decisione delle istituzioni e delle società, è d'accordo nell'affermare che una soluzione vada trovata al più presto, per il bene dei club ma anche della stessa città di Milano?
Certo, sarebbe meglio trovare una soluzione a breve. Ma nemmeno si può prendere una decisione dettata dalla fretta. Serve piuttosto trovare un equilibrio, in modo tale che il tavolo di lavoro possa optare per la soluzione più giusta. Sono anni che parliamo di un nuovo stadio a Milano: sembra che si sia arrivati a una svolta da questo punto di vista, dettata dalle necessità delle squadre. Noi non stiamo ragionando sul nuovo stadio, non è quello che ci interessa; quello che vogliamo è ragionare su San Siro in una funzione diversa, rigenerandolo.
Con la sua nuova funzione, San Siro potrebbe comunque contribuire al raggiungimento dei 124 milioni annui di ricavi che Inter e Milan hanno prospettato dalla costruzione del nuovo impianto e delle aree commerciali circostanti?
Non si possono dare numeri precisi in questa fase: quello che posso dire è che San Siro è un elemento comunale e stiamo ragionando su come il Meazza, attraverso una collaborazione tra tutte le parti in gioco, possa diventare una risorsa ed una occasione per tutti quanti. Fin qui ci sono state due posizioni molto nette. Noi poniamo una domanda: perché non ragionare, così come fatto in altre parti del mondo, su una rigenerazione con altre funzioni di un simbolo come San Siro, seppur con altre funzioni?
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