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Eto’o: “Orgoglioso di essere all’Inter. Il meglio deve ancora venire. E su Mourinho, Guardiola e quella vigilessa…”

C’è una frase, pronunciata in passato da Samuel Eto’o, che continua ancora oggi a fare scalpore: ‘Correrò come un negro per guadagnare come un bianco’. Anche di questa frase, ma non solo, ha parlato l’attaccante...

Alessandro De Felice

C'è una frase, pronunciata in passato da Samuel Eto'o, che continua ancora oggi a fare scalpore: 'Correrò come un negro per guadagnare come un bianco'. Anche di questa frase, ma non solo, ha parlato l'attaccante camerunese nel corso de I Signori del Calcio, in onda tra pochi istanti sul canale 201 della piattaforma Sky. Un'intervista a tutto tondo, di una carriera strabiliante, ma anche di un'umanità straordinaria: tutta da ascoltare su Sky Sport, tutta da leggere su Inter.it.

"Quando dissi quella frase - racconta Eto'o -, dissi solo quello che la società pensa sempre e nessuno può dire a voce alta. Avevo l'opportunità di dimostrare che, nonostante fossi africano, in condizioni di uguaglianza avrei potuto essere uno dei migliori. Non so se l'ho dimostrato a Barcellona, però so di aver lavorato bene. Ricordo quando a fine primo tempo di Barcellona-Arsenal, finale di Champions, nel 2006 a Parigi, i miei compagni erano tutti distrutti, fui l'ultimo a entrare nello spogliato e presi la parola. 'Una finale si gioca una volta nella vita per molte persone, una finale è una partita che difficilmente si ripete, una finale è il lavoro di tutto un anno, vale la pena dare tutto ciò che abbiamo e non dire, alla fine della partita, 'oh, se avessi saputo', perché il 'oh, se avessi saputo' non vale'. A quel punto, il secondo tempo fu tutto del Barcellona. E alla fine vincemmo e i miei compagni mi dissero 'grazie!', ma io avevo solo resuscitato quello che avevano dentro, che non era altro che quello che valevano in realtà, perché lo avevano dimostrato per tutta la stagione. Una volta all'Inter, quando José mi passo la parola, feci lo stesso discorso: 'Siamo qui per rappresentare un paese, siamo qui per rappresentare la nostra famiglia, siamo qui perché siamo i migliori, perché abbiamo dato il meglio. Ma tutto quello che abbiamo fatto finora non avrà molto senso, perché ci metteranno sempre o come primi tra i perdenti o come primi tra i vincitori, e io preferisco essere primo tra i vincitori. E sono sicuro che qui, se ognuno dà il meglio di se stesso, possiamo vincere. Perché la finale si gioca con i piedi, ma soprattutto con la testa. Se credi di poter vincere una finale, la vinci. Chi ha un'esitazione, nella vita, non arriva mai'. Dissi queste cose ai miei compagni, li ringraziai per come mi avevano accolto all'Inter, e gli dissi 'ad ogni modo, non c'è molto da dire in una finale. Ci sono molte persone che hanno viaggiato fin qui per venire a vederci, forza! Vinciamo e diamogli questa soddisfazione! Piangeremo tutti a fine partita, perché sono sicuro che vinceremo'. E così entrammo in campo e vincemmo! E la cosa più bella è stata vedere la gente piangere di felicità".

Eto'o parla poi della sua posizione in campo, oggi come ieri, sottolineando come "nel Barcellona non c'erano e non ci sono posizioni fisse, questa è la mentalità del Barcellona. Non avevamo posizioni fisse in campo, giocavamo... sapevamo che c'erano i centrocampisti, i difensori e gli attaccanti, ma quando iniziava la partita giravamo tutti. Si poteva vedermi difendere come un terzino, come un centrale... però giravamo. Giravamo e non c'erano posizioni fisse. Oggi, giocando nell'Inter e nel calcio italiano, che è molto diverso da quello spagnolo, provo spesso a cambiare la mia posizione. Contro la Fiorentina ho giocato più a destra, e mi ha fatto piacere fare l'assist a Pazzini che ha segnato. Ho giocato molto a sinistra, e molte squadre mi aspettano a sinistra. E a volte gioco al centro. In ogni partita provo a creare un problema tattico alla squadra avversaria".

"Credo poi - aggiunge il camerunese - che non possiamo essere forti senza l'aiuto dei nostri compagni, credo che possiamo essere forti solo se pensiamo che i nostri compagni ci fanno essere i migliori. Io non faccio parte di quella cultura che dice che la squadra dipende da 4 giocatori, no. La squadra dipende da 20 e passa giocatori, perché il comportamento di una riserva è importante quanto quello di un titolare. E spesso nelle squadre ce ne si dimentica. E se siamo riusciti a rimontare fino ad ora è anche perché la squadra è fatta da tutti... perché la stagione l'avevamo iniziata bene, poi c'è stato un momento in cui abbiamo avuto molti problemi, molti infortuni e i nostri sostituti ci hanno aiutato a mantenere un certo livello. Non era il livello più alto che l'Inter aveva saputo esprimere, ma ci hanno aiutato a stare lì. E questo è ciò che ci ha permesso di stare lì dove siamo oggi. E non posso che dire loro grazie".

"Non mi focalizzo solo sullo scudetto - spiega poi Eto'o parlando degli obiettivi di quest'anno con l'Inter -. Abbiamo la possibilità di andare anche in finale di Coppa Italia, abbiamo la possibilità di rimontare a Monaco e spero che lo faremo, perché la squadra c'è. È ancora tutto aperto, non guardo solo al campionato, perché... è del Milan? No. Vogliamo vincere e lotteremo. Loro oggi sono i migliori perché sono primi, ma abbiamo la squadra per metterli in difficoltà. Lotteremo fino alla fine e spero di riuscire a ripetere ciò che abbiamo fatto l'anno scorso. Perché l'Inter batterà il Bayern Monaco? Perché lo meritiamo, perché siamo una buona squadra, perché abbiamo qualità per poter andare a Monaco con le nostre potenzialità e vincere questa partita. Loro hanno vinto al 90' qui, perché noi non potremmo vincere lì? Con rispetto a questa grande squadra, possiamo farcela".

Samuel non ha poi problemi a raccontare del rapporto con Pep Guardiola, purtroppo non finito nel migliore dei modi: "Perché? In realtà questa domanda bisognerebbe farla a Pep! Ma sono contento, perché oggi possiamo parlare senza problemi, dimenticando tutto quello che è passato. Non ho capito bene neanche io che cosa sia successo, ma ormai è passato... Come si dice? Il meglio deve ancora venire! Inoltre ho vissuto degli anni fantastici a Barcellona, e per un mese - ma neanche un mese, una settimana, 10 giorni - in cui si sono scritte, si sono dette molte cose, non vorrò certo meno bene a Pep. Pep la vedeva a modo suo, lui è l'allenatore del Barcellona, in quel momento prese una decisione, che io non condividevo, però lui era il capo e bisognava accettarla. Il capo del Barcellona. Ma alla fine io sono venuto all'Inter, e così lui mi ha dato anche la possibilità di entrare nella storia del calcio, vincendo l'anno successivo gli stessi 3 trofei che avevo vinto con il Barcellona. Ad ogni modo io non ho nessun problema con Pep e grazie a Dio siamo ritornati a vederci e a parlare di altre cose, senza pensare a quello che è stato. Se Leonardo può diventare il 'Guardiola' dell'Inter? Io credo che Leo abbia la sua personalità, non proverà a fare il 'Guardiola', perché Leo è un grande allenatore e non ha nulla da invidiare agli altri allenatori".

Di recente, Eto'o è stato immortalato da un fotografo nel momento in cui parlava con una vigilessa, a Milano, in procinto di multarlo per divieto di sosta; una scena che Samuel racconta divertito: "Avevo appena parcheggiato, da neanche 10 secondi: dicevo alla signora 'non sarà neanche un minuto che ho parcheggiato!', però un fotografo c'è sempre e mi ha fotografato. Io mi sono messo a ridere, perché in realtà ho sempre provato a parlare, non perché sono Samuel Eto'o, ma perché la signora mi faceva una multa. Ma non c'erano molte macchine parcheggiate lì e io ero lì da 10 secondi... Magari mi sono trovato nel momento sbagliato al momento sbagliato. Ma è passata, ci ho riso su e basta...".

Infine, l'ammissione di un desiderio che fa ben sperare i tifosi nerazzurri: "Spero di chiudere la carriera all'Inter, perché mi trovo molto bene, anche se è ovvio che questo non dipenda solo da me. Ma la verità è che mi trovo molto bene qui e spero di rimanerci per molto tempo. E come ho detto al presidente Moratti, un giorno mi piacerebbe ritornare a vincere gli stessi titoli che ho vinto da giocatore come allenatore dell'Inter. Un grazie, poi, lo voglio dire anche all'Italia, per avermi accettato. Quando sono stato tesserato mi dicevano che gli italiani erano abbastanza strani con la gente di colore. Ma quello che posso dire è che sono orgoglioso di difendere questo Paese, perché quando sono in Champions parliamo di Inter, ma anche di Italia, perché in questo momento l'Inter sta difendendo un Paese. E quando abbiamo vinto tutti quei titoli, a essere contenti non dovevano essere solo i tifosi dell'Inter ma anche tutti gli italiani, perché è il calcio italiano che ha vinto, è qualcosa di cui andare moto fieri. Io sinceramente sono molto orgoglioso di giocare in questo campionato e spero di farlo per molto tempo".