"Un talento al quale va dato tempo, ci vuole pazienza: bisogna credere in lui, senza avere fretta", ha suggerito Feichtenbeiner
L'approdo di Lazar Samardzic all'Inter sembra sempre più imminente. Un rinforzo importante per il reparto mediano nerazzurro, con Inzaghi che avrà un elemento in più a disposizione sin da subito. La Gazzetta dello Sport ha intervistato Michael Feichtenbeiner, 63enne allenatore tedesco che ha avuto Samardzic da allenatore della Germania Under 16 e Under 17, prima che il calciatore decidesse di vestire la maglia della Serbia:
"Dagli il pallone tra i piedi e lui sorriderà. I primi giorni era un po' timido. Ma appena entravamo in campo e c'era un pallone... Dovevamo preparare due partite contro l'Austria e nell'ultimo allenamento prima del match ho chiesto a Lazar se fosse tranquillo nel prendersi la responsabilità dei calci piazzati. 'Certo, sicuramente', rispose. Era nuovo, parlava poco eppure non ha dubitato un secondo"
"Lo vuole in ogni momento, anche se sotto pressione. Basta questo per renderlo felice".
"Lo considero un centrocampista estremamente tecnico. Con noi rendeva al meglio in quella posizione, era creativo ma aveva anche buone qualità in fase difensiva. E segnava tanto: mi sono accorto di un dettaglio da non trascurare... Sa analizzare perfettamente la posizione del portiere. Può segnare da ovunque perché legge benissimo la situazione. È sintomo di grande intelligenza calcistica, la stessa che dimostra quando ha la palla tra i piedi: ha sempre avuto doti straordinarie nell'interpretare la partita, nel trovare i compagni liberi anche sotto pressione. Sia nel breve sia nel lungo, è bravissimo a trovare i compagni tra le linee".
"Un talento al quale va dato tempo, ci vuole pazienza: bisogna credere in lui, senza avere fretta"
"Essendo stato un suo allenatore nelle giovanili, ovviamente un po' mi dispiace. Avrebbe potuto dare una grossa mano alla nostra nazionale. Ma comprendo la sua decisione, anche perché in questa generazione abbiamo tanti altri centrocampisti con qualità. Penso a Wirtz o Musiala. Ma anche con questa concorrenza, avrebbe potuto ritagliarsi il suo spazio. Non so dire se Lazar era il più forte, tra quelli che allenavo io in quella squadra. Ce n'erano tanti bravi come Adeyemi, Tillman e molti altri che giocano in Bundesliga. Ma in termine di visione, creatività e tecnica, era il più talentuoso".