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"Dopo le prime 3 vittorie in campionato Conte in conferenza stampa rispose sibillino ai complimenti dilaganti: “Stiamo facendo degli step di crescita e stiamo maturando, conosco il giochino e so che ci state alzando perché poi ci volete dare la mazzata quando qualcosa andrà storto” .
"Dopo la vittoria nel derby qualche giorno dopo aggiunse: “Sento tanti proclami ma sono in questo mondo da tanto tempo e so che tutto questo è fatto ad arte per darci qualche bella saccagnata”.
"Vista a posteriori non ha sbagliato una virgola. Perché sono bastate due sconfitte per attaccare tecnico e squadra, due sconfitte per ribaltare un lavoro che in realtà è sotto gli occhi di tutti, per rimettere in discussione una programmazione societaria che per la prima volta dopo quasi un decennio dà l’idea di solidità e segna un punto di svolta dopo anni sulla linea di galleggiamento.
"Perché ci sono sconfitte e sconfitte e quella con la Lazio non è stata certo dovuta ad una superiorità marcata anzi. Col Napoli in Coppa Italia si è perso per una giocata da campione di Fabian Ruiz altrimenti sarebbe finita in un pareggio, brutto certo perché ci si aspettava tutt’altra prestazione ma se si vincesse sempre parleremmo di una squadra che negli ultimi anni avrebbe collezionato trofei quando non è affatto così.
L'inserimento di Eriksen
"Con questo non si vuole nascondere un momento di flessione, ma ridimensionare una caccia alle streghe che ad oggi non ha motivo di esistere. Aggrapparsi ad Eriksen come se debba essere il salvatore della patria è un esercizio di stile superficiale e controproducente perché si carica di aspettative un giocatore che al Tottenham quest’anno ha giocato poco presentandosi ad Appiano con una condizione fisica da perfezionare. Senza dimenticare peraltro la meticolosità tattica di un allenatore che è diventato tra i più grandi anche per l’attenzione maniacale ai dettagli. L’Inter di oggi non è quella di inizio stagione e proprio a metà campo serve ritrovare quegli equilibri e quelle geometrie che ultimamente si fa fatica a mettere insieme anche con un Brozovic non al meglio a causa dei fastidi alla caviglia e un Barella alla ricerca della miglior condizione.
Rinfreschiamo la memoria
"E’ probabile che ci si sia dimenticati della scorsa stagione, ecco perché forse è il caso di andare a rinfrescare la memoria. L’Inter di Spalletti negli scontri diretti vince 4 partite ne pareggia altrettante e ne perde 5. Realizza 16 punti su 36. Perde all’esordio col Sassuolo, impatta alla seconda col Torino, perde ancora in casa col Parma ( partita condita da errori clamorosi arbitrali) poi ne vince 8 di seguito e ne prende 4 a Bergamo.
"Nel girone di ritorno pareggia in casa col Sassuolo, perde a Torino e Cagliari, poi in casa con la Lazio, vince con Bologna, Parma, Samp, Spal, Milan, Genoa e Frosinone.
"Pareggia con Atalanta, Roma Juve e Udinese, ne prende 4 a Napoli e vince all’ultima giornata con l’Empoli qualificandosi per il rotto della cuffia in una gara pazzesca. Giusto per restare al campionato, senza allargare il discorso a Champions e Coppa Italia. Ecco basta rivedere il film della scorsa stagione per capire quanto lavoro ci sia stato quest’estate a 360°. Società da una parte e allenatore dall’altra.
"Ecco perché c’è ancora molto da fare come ripete sempre il tecnico salentino, ma si sicuro la strada è quella giusta, serve però mantenere la calma perché è nel momento delle difficoltà che bisogna restare concentrati e non farsi destabilizzare da attacchi esterni molti dei quali strumentali.
"Troppe volte in questi anni alle prime difficoltà ci siamo fatti del male da soli e sarebbe autolesionistico farlo oggi. E curioso come fossero più i non interisti ad aspettare Eriksen al varco. Certo il Ludogorets non era un avversario probante ma è servito anche per continuare a sperimentare dal punto di vista tattico. In soldoni è stato un buon allenamento, dove nel secondo tempo la squadra è passata a 4 in difesa, 3 a centrocampo a volte con il rombo ed il gioiellino danese dietro le punte. Un gol e una traversa non sono poi un cattivo bottino, se aggiungiamo la traversa nel derby su punizione da metà campo, ti danno il senso di un giocatore letale se avvicinato alla porta. E di conseguenza può essere proprio lui quel grimaldello che serve in un momento di difficoltà, con buona pace di chi era pronto già a bollarlo come ‘bidone’ o all’occorrenza a criticare il tecnico per lo scarso utilizzo, tralasciando condizione atletica e aspetto tattico. Perché l’importante è criticare, sempre e comunque.
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