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Gabigol si confessa. L'attaccante brasiliano si è concesso in una lunga intervista al quotidiano A'Bola, che Fcinter1908.it ha avuto modo di visionare per intero. Ecco i passaggi più rilevanti:
IL NOME - "Come preferisco essere chiamato? Gabriel, Gabriel Barbosa o Gabigol. Per me è indifferente. Chi mi sta più vicino mi chiama Gabi. Ma non mi interessa come vengo chiamato. Gabigol? Mi chiamano così in Portogallo, in Italia, in Brasile. E' il mio nome sui social. Gabriel può essere chiunque ma se parli di Gabigol almeno si sa che stai parlando di me".
IL PARAGONE CON NEYMAR - "Ho sempre avuto una grande responsabilità. Da quando ho otto anni ho una grande responsabilità, per me è una cosa naturale. Io posso occuparmi solo di quello che devo fare, che è lavorare e dedicarmi a migliorare me stesso. Voglio solo essere un buon calciatore e un buon figlio. Ho grande fiducia in me stesso? Sì, faccio quel che devo. Mi alleno bene, curo la mia salute fuori dal campo. Faccio tutto quel che devo. E a fine giornata prego perché senza Dio non siamo niente. Ho tutto per farcela".
L'ARRIVO ALL'INTER COME UNA STAR - "Non so se io abbia fallito all'Inter. E' molto difficile per un giocatore brasiliano che arriva in Europa segnare al primo anno 20 o 30 gol. Sono arrivato all'Inter molto giovane, a 20 anni...è stato Dio a volere così. Sono cose di calcio".
IL RILANCIO - "Voglio tornare Gabigol al Benfica? Sono sempre stato Gabigol: all'Inter, al Santos, al Benfica e nel Brasile. E' una questione di lavoro. Devo lavorare e aspettare la mia opportunità".
IL CALCIO EUROPEO - "E' molto diverso. Ma questo varia da paese a paese. L'Italia è molto diversa dal Brasile e dal Portogallo. Devo abituarmi. Ho avuto appena un anno, è stato tutto molto rapido. Ora sono in Portogallo, dove il calcio è molto più rapido e dinamico. Voglio adattarmi per aiutare il Benfica. Il Benfica ha strutture fantastiche, non mi sorprende che vinca spesso. Non esco molto quindi non vedo molto i tifosi ma voglio lavorare e aiutare la squadra. Lavoro e aspetto la mia chance. Devo essere paziente".
IL RUOLO - "Se mi sento un goleador? Io do tutto per la mia squadra. Faccio quel che devo. L'importante è che la squadra vinca, non che io segni. Il gol arriva naturalmente, non lo cerco ossessivamente. Cerco di aiutare la squadra sia con gli assist che con i gol. Posso giocare sia esterno che attaccante centrale, al Benfica sto provando entrambe le posizioni".
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