In un'intervista oggi sulla Gazzetta dello Sport, l'ex tecnico nerazzurro Gasperino parla della sua esperienza all'Inter e si toglie qualche sassolino dalla scarpa mostrando forse un pò di rancore nei confronti della società di Corso Vittorio Emanuele.Inizia col pensare al momento più basso della sua carriera dopo la sconfitta col Novara: "Il momento più brutto di tutta la mia carriera. Ma ormai a quel punto era già tutto deciso. C'era attorno a noi un clima assurdo. Nei giocatori era subentrata la rassegnazione. Sbagliammo tutto".Per poi spiegare quali sono stati i reali piani estivi di mercato dell'Inter: "Moratti mi spiegò che per il fair-play finanziario un pezzo grosso doveva partire, ma che Eto'o sarebbe rimasto. L'obiettivo era quello di rigenerare un gruppo che aveva dato segni di fatica e incominciare a preparare il ricambio. Bene. A me bastavano Palacio, un centrocampista e un difensore, visti gli infortuni nel reparto. Quale centrocampista? Si pensava a Vidal, a me piaceva anche Nainggolan che però non veniva ritenuto da Inter. Come Criscito, per non dire di Palacio che si poteva prendere. Cercavano Sanchez, Lavezzi, Tevez, molto meno abbordabili. Io col tridente Palacio, Milito ed Eto'o ero pronto a sfidare il mondo. Fui accontentato almeno con Thiago Motta, cui l'Inter aveva chiesto di trovarsi una squadra e con Milito, che rifiutò una grande proposta. Bastava poco: due-tre giocatori, non i nove che ha poi comprato l'Inter. Alla faccia del fair-play. Questo è il grande rimpianto. Bastava davvero poco per fare bene".Alla fine però parti Eto'o e non Sneijder: "Le difficoltà del mercato fecero partire Eto'o. Arrivarono Forlan e Zarate, molto diversi da Palacio. All'ultimo. Ma una grande squadra dev'essere definita a inizio raduno per lavorare insieme. A luglio allenai metà squadra, gli altri erano in coppa America. Ad agosto, partiti i nazionali, l'altra metà. Il gruppo intero l'ho allenato tre giorni prima del campionato, senza il necessario rodaggio".Gasperini poi spiega inoltre cosa non ha funzionato realmente: "Il problema vero è che non ci siamo trovati con la società, né sulle idee di gioco, né sulla valutazione di alcuni singoli. Io ero disposto a dare spazio ai giovani Coutinho e Castaignos, ma allora perché Zarate e Forlan che li chiudono? Io ero convinto di avere giocatori forti che dovevano solo diventare più squadra. Motivandoli con un gioco diverso, avrebbero trovato nuovi stimoli. Resto convinto: l'Inter ha giocatori forti, può ancora vincere lo scudetto. All'Inter sono convinti del contrario: di avere giocatori logori che formano però una grande squadra, se giocano come hanno sempre fatto. Ma allora perché chiamare me? Lo sapevano come gioco. Io non mi sono proposto. Sono stato scelto. Senza l'eresia della difesa a tre, tutto era perdonabile".La disputa Milito - Pazzini è stata quasi un caso estivo, con l'ex doriano che non riusciva mai a scendere in campo con continuità: "Pazzini è un grande realizzatore, ma per me era fondamentale recuperare il miglior Milito. Non capivo tanta diffidenza per un giocatore così determinante nei trionfi dell'Inter. Con la Roma non giocammo male. Fantastico Sneijder, solo sfortunato in zona gol. Wesley può fare tutto, è un giocatore completo. Deve rivedere solo certi comportamenti. Più della Roma rischiammo di vincere, ma si parlò di Pazzini e del modulo".Moratti inoltre, voleva provare a riprendere un ex andato via solo un anno prima: "A Dublino il presidente mi parlò della possibilità di riprendere Mario. Forse aveva parlato con Mancini. Mi spiegò però che eravamo i soli all'Inter a volerlo. Presidente e allenatore: pensavo bastasse".Rimpianti? "Quando si riferiscono solo a me parlando dell'inizio stentato dell'Inter. Ma io ho fatto tre partite, mentre l'Inter è stata 15ª-16ª per mesi. Quando sono stato esonerato, il Milan aveva solo un punto un più. E poi il fatto che abbiano scaricato tutti i problemi sui miei presunti dogmi tattici. Ora sento dire che questa Inter non regge due punte e trequartista. Lo dicevo in agosto"
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Gasp vuota il sacco: “Volevo i giovani, la società no. Moratti sognava un ex. Per i dirigenti…”
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