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Le aspettative erano sicuramente altre, soprattutto perché Suning aveva fatto capire che il proprio impatto sul mercato sarebbe stato immediato, nonostante il Fair play finanziario. A chiarire quanto stia accadendo in questi travagliati giorni, è l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, che spiega come la gestione Thohir sia al momento un freno per la società di corso Vittorio Emanuele:
"Le transizioni esistono in qualunque azienda all’atto di un cambio di proprietà. Nulla di nuovo sotto il sole. Il guaio dell’Inter è che la transizione dall’Indonesia alla Cina si sta dispiegando proprio nella fase più delicata per una società di calcio, quella in cui impera la campagna trasferimenti e si gettano le basi per la stagione. È la fase che ricade nella cosiddetta gestione straordinaria, perché è ora che si movimenta la quasi totalità del budget. Eppure al comando c’è l’ex patron Erick Thohir, chiamato all’ordinaria amministrazione, per di più zelante nell’applicazione dei patti di bilancio con Suning perché tra qualche mese, quando uscirà di scena, le carte in tavola non dovranno mutare rispetto agli accordi presi. Non a caso, con gli amici, l’indonesiano si è vantato di aver realizzato dalla vendita dell’Inter una ricca plusvalenza: circa 50 milioni nel momento in cui uscirà definitivamente di scena liberando anche le residue quote pari al 31%".
LOW PROFILE - "Nel grande caos nerazzurro il ruolo di traghettatore di Thohir è uno dei nodi principali. E la colpa, beninteso, non sta tanto nella nonchalance con cui l’imprenditore di Giacarta sta trattando un bene sensibile come la squadra nerazzurra (non un’azienda qualsiasi ma, al pari di altri club di calcio, un’incubatrice di passioni). No, questa a ben guardare non è nemmeno una sorpresa. Lo stupore, in negativo, riguarda l’azione di Suning, che pure si è presentata un mese fa iniettando nelle casse dell’Inter 242 milioni di euro, utili per mettere in sicurezza i conti. Vero che i cinesi si muovono con circospezione e sono neofiti nel calcio europeo ma le titubanze estive rischiano di bruciare tutta la stagione di debutto. Nei suoi primi giorni milanesi da proprietario dell’Inter, Zhang Jindong aveva rivelato ad alcuni interlocutori di volere subito una squadra da scudetto. Probabilmente i cinesi pensavano di poter aggirare i paletti del fair play Uefa attraverso le triangolazioni con lo Jiangsu e l’attivazione di nuovi contratti commerciali. Adesso prevale il low profile di matrice thohiriana. ET ha tutto l’interesse a rispettare i vincoli di bilancio fino al termine del mandato e a presentare ai nuovi proprietari i migliori conti possibili: ne va del suo portafogli. Per questo con Mancini non ha parlato di giocatori ma di numeri ricordando la necessità di rispettare gli impegni presi con l’Uefa. Può darsi che anche a Suning vada bene così, nella prospettiva di sedersi al tavolo di Nyon e ridiscutere tutto dopo aver fatto i compiti a casa, magari cominciando a investire a gennaio. Il rischio è che sia troppo tardi".
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