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Gosens: “Inter? Troppo bello, ecco quando torno. Al Newcastle solo soldi, qui posso vincere”

Alessandro Cosattini

Mi avete visto piangere nel match di CL contro lo Young Boys? Erano lacrime di tristezza perché in quel momento già sapevo che non si trattava di un piccolo infortunio. Non lo avevo mai provato. Ho pensato subito ad uno stop di mesi. Se ho pensato anche al posto in nazionale? Assolutamente sì. La nazionale tedesca è coperta bene in ogni ruolo. Ogni partita che non posso giocare diventa un motivo per non convocarmi. La nazionale per me è la cosa più grande. Il ct Flick mi ha scritto subito facendomi gli auguri di buona guarigione. In questi mesi si è sempre fatto vivo per vedere come andavano le cose. Se voglio riprendermi il mio posto? È assolutamente il mio desiderio e il mio obiettivo. So di non avere giocato a lungo ma sono altamente motivato e so di poter contare sulle mie prestazioni. E se dovesse essere il caso so che il ct non avrebbe problemi a rimettermi in lista. Mondiali? Non me li voglio perdere per nessun motivo.

Se sono felice per i Mondiali in Qatar? So dove volete andare a parare. Sì, non sto più nella pelle. Perché si tratta di un Mondiale, il più grande sogno della mia infanzia e adesso ho delle reali possibilità di parteciparvi. Se lasciamo fuori le circostanze. Non si possono lasciare fuori? Giusto, di conseguenza la mia felicità è offuscata. Non cammino come un cieco per le strade della vita e mi rendo perfettamente conto cosa è successo in quel paese per poter costruire un paio di stadi. Mi faccio dei pensieri. Troppo tardi perché i giocatori boicottino la manifestazione? Ora cercherò di dare un punto di vista a livello emotivo. Mi trovo in un dilemma. Da una parte c'è il mio grande sogno di bambino e questa occasione forse unica di poter partecipare ad un Mondiale. Quando eravamo piccoli giocavamo in cortile ai Mondiali e ogni ragazzino si sceglieva un paese. E tutta l'estate eravamo uno la Spagna, la Francia o il Ghana. "Immaginatevi come sarebbe bello esserci veramente", dicevamo. E adesso questa cosa potrebbe succedere! Ma proprio stavolta la manifestazione si svolgerà in Qatar e non si può essere totalmente felici  perché ci sono molte altre tematiche che pesano e che mi toccano. Lo trovo davvero amaro non poter essere completamente entusiasta per un Mondiale.

Se sono per boicottare? Il Mondiale per me è la cosa più grande, non sto mentendo. Non c'è niente di più grande. Dall'altra parte ci sono degli argomenti critici che non riguardano il calcio. Non so se boicottarlo porterebbe a qualcosa, devo dare ragione a Kimmich che ha detto che è troppo tardi per farlo. Alternative? L'approccio che preferisco è il seguente. Sappiamo che tutto il mondo seguirà il Mondiale e che questo Mondiale sarà politico. Perché non sfruttiamo questa piattaforma per portare l'attenzione sugli abusi? Chiaro, non puoi neanche andare lì e dare l'esempio. Si possono utilizzare questi mesi per lanciare segnali, però. In quale forma? Al momento non lo so. Ma in un altro modo non va, credo. Lo sviluppo attuale non è al momento sostenibile, in ogni caso. Assegnare le manifestazioni a chi offre più soldi, a chi dà più soldi. I tifosi si oppongono. Molti si chiedono se i tifosi seguiranno questo Mondiale. Se penso a quando guardavo solo calcio dalla mattina alla sera... E adesso qualcuno non lo vuole seguire per scelta? Così non si può andare avanti. Dobbiamo fare urgentemente qualcosa. 

Robin Gosens sarà il nuovo Andy Brehme? Brehme è un idolo all’Inter. Se dovessi raggiungere questo status avrò fatto qualcosa di giusto. Anche a me piacerebbe tanto scrivere pagine di storia con l’Inter.

Che cosa penso dell'addio di Max Eberl (ds del Borussia Mönchengladbach che ha lasciato il club e il calcio per stanchezza)? Ciò che ha detto lui corrisponde al 100% della verità. E con questo torniamo al mio discorso di inizio intervista. I media hanno interesse a diffondere qualcosa. Nessuno pensa neanche un secondo alle persone, delle quali scrive e si occupa. Magari lì dietro si nasconde una persona che non regge il peso e che si spezza. Tutto per un titolo o per una prima pagina. Sono certo che questa cosa capiti anche ad altre persone, Eberl è stato abbastanza forte per parlarne pubblicamente. L'unica via è parlarne. Bisogna poterne parlare, altrimenti è un cane che si morde la coda. Il giocatore si tiene la frustrazione dentro e gioca male, l'allenatore va sotto pressione, e il tifoso fa il prepotente perché non ha idea del perché in quel momento il giocatore giochi male.

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