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Quando sta per affondare, dopo l’espulsione di Felipe Melo, l’Inter tira fuori la rabbia e porta via da Bologna tre punti fondamentali e con una certezza in più: Mauro Icardi, dopo cinque partite, è tornato a segnare. Troppo facile, certo, con la porta spalancata: il capocannoniere in carica però non ha sbagliato. L’Inter è di nuovo prima e lui ha mostrato orgoglio e lingua tagliente: ha sostenuto di non essere in crisi, ma di essere stato abbandonato. E se su «quattro passaggi ho segnato tre volte» come dice poi, la media non è buona, ma ottima.
Icardi omette la complicità del Bologna, perché la svolta di una partita tutt’altro che entusiasmante arriva da un doppio errore difensivo: Gastaldello che regala un passaggio, Ferrari che non intercetta il lancio immediato. Più che l’Inter a stritolare i rivali, sono questi ad autoaffondarsi. Ma forse vedere gli altri in dieci, per l’espulsione di Felipe Melo, ha fatto rilassare la banda di Rossi, arrivata a otto sconfitte su dieci e con un allenatore che definire soltanto in bilico è un amorevole atto di fiducia. Roberto Donadoni è pronto per subentrare.Ora, dopo la decima giornata, spartiacque, secondo Mancini, l’Inter, per una notte, torna a guardare tutti dall’alto anche se ormai anche il tifoso più assatanato ha compreso che la concorrenza lasciata dietro grazie al meccanismo degli anticipi al momento è meglio attrezzata per lo scudetto.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, non si tratta quindi di dirottare autobotti di champagne per celebrare il primato ritrovato, anche perché arriva dopo uno spettacolo non certo da capolista, ma di saper leggere con buonsenso la prima decade di torneo, per proseguire alla ricerca di una felice stabilità. Questa edizione dell’Inter viaggia con sei punti in più rispetto a un anno fa; è nel cerchio delle pretendenti all’Europa, mentre a maggio vi rimase fuori; ha la miglior fase difensiva del campionato (sette gol incassati, ma quattro in una gara).
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