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ICARDI: “Il Barça? Non si sa mai, ma all’Inter sto bene! Mi aiutano Palacio e Milito. Mazzarri e…”

Eva A. Provenzano

Jonatan Fabbian è un giornalista argentino del Mundial de Fondo che ha intervistato Mauro Icardi alla Pinetina. Il giovane attaccante nerazzurro ha fatto una lunga chiacchierata con il collega ed ecco cosa ne è venuto fuori:  Come ti senti...

Jonatan Fabbian è un giornalista argentino del Mundial de Fondo che ha intervistato Mauro Icardi alla Pinetina. Il giovane attaccante nerazzurro ha fatto una lunga chiacchierata con il collega ed ecco cosa ne è venuto fuori: 

Come ti senti dopo il tuo sbarco all'Inter? E' stata una rivoluzione...

Per ora sono tranquillo. Imparo cose diverse rispetto a quelle che imparavo alla Sampdoria. Questo è un grande club e spero che tutto vada per il meglio, sempre di più

Che cosa ha significato per te la Sampdoria?

Mi ha dato l'opportunità di debuttare in Serie A e di diventare un calciatore professionista. Io dico sempre che sono molto grato ai due anni e mezzo che ho trascorso a Genova con la Sampdoria. Un ringraziamento speciale va agli allenatori che mi hanno dato questa opportunità. E a Ciro Ferrara che mi ha schierato nella sua squadra.  

E' stato un aiuto arrivare in un club come quello nerazzurro con tanti argentini?

Certo, è molto importante, quando sei nuovo e con te ci sono tanti connazionali è un bene. Per primo ho sentito Pupi. Poi ho parlato con Diego (Milito) e Rodrigo (Palacio) che giocano nel mio stesso ruolo e sono quelli che possono aiutarmi più di tutti. 

Come va il tuo rapporto con i tuoi compagni di reparto?

E' ok! Mi aiutano in ogni allenamento e dopo le partite mi danno anche tanti consigli. Per me è molto importante avere loro vicino, io sono giovane e devo imparare molto da loro che hanno fatto una grandissima carriera. E' qualcosa di unico poterlo fare.

Come va con Mazzarri?

Ha parlato con tutti fin dal primo momento. A me personalmente ha detto che devo lavorare perché sono giovane e devo dare tutto per realizzare i miei sogni.

Cosa ti ha sorpreso di più dell'Inter?

Tutto! (Ride). Dall'organizzazione, il lavoro quotidiano, le persone che sono intorno a noi e ci aiutano ogni giorno. Questa è una delle cose che mi ha sorpreso, le altre squadre non sono come questa.

CAPITOLO NAZIONALE - Ti sono piaciuti i complimenti che ti ha fatto il ct italiano Prandelli?

Me lo chiedono tutti, è una bella cosa per un giocatore. Avrei la possibilità di giocare in entrambi le squadre, Argentina o Italia, perché ho il doppio passaporto. Come ho sempre detto però sono argentino e gioco per la mia nazionale. Ma se l'Italia mi dà la possibilità di giocare un Mondiale e la chiamata dell'Argentina non arriva mai, ci potrei pensare. Ma io sono Argentino e voglio giocare per l'Argentina. Sabella mi ha chiesto cosa volevo fare e io gli ho detto che per me sarebbe stato un onore giocare per la mia Nazione. Lui mi ha detto che avrebbe potuto convocarmi. Giocare in Brasile? Sono tranquillo. La Coppa del Mondo è un grande obiettivo per tutti. Tutti vogliono essere in finale e giocare con la propria nazionale. Certo, ce l'ho come obiettivo, ma prima devo fare bene all'Inter.

Che rapporto c'è con Messi? 

Beh (ride.ndr). L'ho conosciuto a Barcellona, ​​abbiamo avuto un paio di contatti. Ma normale... La cantera? Mi ha aiutato a crescere come persona. Andare a Barcellona a 14 da solo non è stato facile, ma tutti hanno cercato di aiutarmi. Ti permettono di crescere anche al di là del calcio. Se il Barça ha sbagliato a mandarmi alla Samp? Questo non devo dirlo io. Ogni club sceglie. Hanno deciso così, non posso dire nulla. Se mi piacerebbe tornarci? Nella vita può succedere di tutto, ma io sono in a squadra prestigiosa come l'Inter che è conosciuta in tutto il mondo come Barcellona, ​​Real Madrid e Milan. Sono molto felice di essere qui.

Le tue caratteristiche?

Sono un centravanti, numero nove classico. Sono veloce e il mio punto di forza è il colpo di testa. Cosa è cambiato e quanto sono cresciuto dalla prima stagione italiana? Sono cresciuto e ho imparato un sacco del calcio italiano. Qui si lavora più sul fisico, in Spagna si usa di più la palla. Qui si corre e io non ero abituato (sorride.ndr). Adesso devo migliorare ancora, ci sono sempre cose nuove da imparare nella vita di un calciatore.