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La Viareggio Cup è stata la definitiva prova di maturità per l'Inter Primavera. Esame superato a pieni voti. Merito di chi ha scelto e curato questi ragazzi nel corso degli anni ed è riuscito a coltivarne il talento in maniera sublime. E non è un caso che la gestione di questa squadra sia stata affidata a Stefano Vecchi. Allenare giovani promesse è un compito davvero arduo, ma assolutamente stimolante.
Al punto da convincerti a mettere da parte, almeno per il momento, la Serie B, anticamera del salotto buono del nostro calcio, guadagnata dopo le tante stagioni trascorse a farsi le ossa nelle categorie minori, sulle panchine di Mapello, Colognese, Tritium, Spal e Sudtirol. Sceso a sorpresa dal treno del Carpi a stagione in corso, con numeri francamente onesti per una neopromossa, avrebbe tranquillamente potuto attendere la coincidenza su un altro binario della stessa stazione, invece ha preferito farsi da parte ed aspettare l'occasione che gli regalasse l'adrenalina giusta. Un passo indietro per molti, ma non per lui. E all'Inter, ambiente nel quale era cresciuto da calciatore, Vecchi ha svoltato. Ha insegnato ai piccoli campioni nerazzurri cosa vuol dire mettere il talento al servizio della squadra.
Le qualità non sono mai state in discussione, ma per andare avanti nel calcio conta il collettivo. E' riuscito a mettere insieme un'orchestra che, nonostante il palcoscenico non fosse dei migliori, con la sua sinfonia ha incantato tutti. Non una nota stonata. Ognuno al suo posto, messo nelle condizioni di dare il massimo. Tutto questo nonostante le assenze di gente come Donkor, Puscas e anche di Bonazzoli, aggregatosi alla squadra soltanto a torneo iniziato.
Mesi di lavoro trascorsi ad inculcare nella testa e nel cuore dei ragazzi la filosofia che l'ha contraddistinto da giocatore: azzannare alla giugulare il gioco degli avversari per avere il pieno controllo della partita. Avrebbe potuto dare di più nel rettangolo verde, ma i numerosi infortuni gli hanno negato possibilità importanti, senza mai intaccare la sua determinazione. Concentrazione, grinta e tenacia, le doti trasmesse ai ragazzi ad Interello, insieme ad ottime geometrie. A tutto ciò bisogna abbinare le grandi doti dei ragazzi a sua disposizione. Un binomio che ha portato risultati fantastici. Sedute di allenamento davvero intense, arricchite da incitamenti ed indicazioni costanti. Decisamente più contenuto in partita, perché i panni sporchi si lavano negli spogliatoi. Numeri da record per alcuni dei suoi interpreti migliori, che ha poi dovuto lasciar migrare verso le braccia di Roberto Mancini.
Ma, come già detto, per Vecchi l'importante è il collettivo. In questo modo ha costruito qualcosa di solido, qualcosa di cui essere orgoglioso a vita. Il Viareggio ha dimostrato che Vecchi e i suoi ragazzi stanno diventando grandi e meritano in futuro di spiccare il volo, al termine di un'avventura che li legherà per sempre, non prima però di aver dato tutto per la conquista del campionato.
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