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Il nomade del prato verde: quale futuro in campo per Mateo Kovacic?

Strano il suo talento: indiscutibilmente affascinante come un’opera del Louvre, ma spesso celato dietro deficit di personalità che non gli consentono di abbagliare costantemente. Mateo Kovacic è anche questo, un serbatoio di qualità che,...

Alessandro De Felice

Strano il suo talento: indiscutibilmente affascinante come un’opera del Louvre, ma spesso celato dietro deficit di personalità che non gli consentono di abbagliare costantemente. Mateo Kovacic è anche questo, un serbatoio di qualità che, quando meno te lo aspetti, sigilla il rubinetto, sospendendo il servizio fino a data da destinarsi. 

Da Stramaccioni a Mancini, passando per Walter Mazzarri, il giovane croato ha praticamente sperimentato tutte le zolle del Meazza: mezzala, trequartista, regista e addirittura ala, l’ex Dinamo Zagabria in questi anni  nerazzurri è sembrato un nomade del verde rettangolo di gioco, perennemente alla ricerca di una posizione giusta. Ogni tecnico prova ad immaginarselo a proprio modo o come più gli conviene, ma molto probabilmente - per caratteristiche espresse sul campo - il ragazzo ha dimostrato più volte di preferire il ruolo di interno in un centrocampo formato da tre elementi.

La mezzala pura, perché non dotato di un gran lancio e neanche di un sufficiente gioco spalle alla porta. Mateo preferisce partire palla al piede guardando negli occhi il portiere avversario. Uno slalomista che ama accarezzare più volte il pallone prima di disfarsene, né trequartista, né regista e ovviamente neanche ala: Kovacic è a tutti gli effetti un interno di centrocampo, con qualche problema nei ripiegamenti e poca attitudine al movimento senza palla. 

Lo ha capito anche Mancini? L’ex City ha provato a modificargli il chip, cercando di mettergli in testa che, con quella qualità, se solo volesse, potrebbe fare la differenza in qualsiasi zona del campo, ma al momento il tecnico jesino non ha raccolto i frutti sperati. Arrivati a questo punto sembra indispensabile porsi interrogativi su quello che potrebbe essere il futuro di Kovacic, che ad oggi rappresenta un vero e proprio patrimonio che la società nerazzurra non può permettersi di disperdere. Quali sono i programmi futuri di Roberto Mancini? Nella sua testa c’è davvero la volontà di fondare la nuova Inter su un progetto tattico che prevede l’utilizzo di un sistema di gioco diverso da quello attuale? Il 4-2-3-1 spesso provato in questa stagione ad esempio? E nel caso dove verrebbe impiegato Kovacic?

Solo due le ipotesi: il numero dieci nerazzurro potrebbe trovare spazio come centrale nei tre in appoggio della punta o - ipotesi meno accreditata - come mediano. In ogni caso, un’arrangiata collocazione tattica del talento col numero dieci sulle spalle. Senza dimenticare che la mediana dell’Inter rischia di affollarsi ulteriormente con Toulalan e con l’arrivo (attualmente è più un sogno, ma mai porre limiti al telefono bollente del Mancio) di Yaya Toure. E allora quale sarà il destino del giovane Mateo? Probabilmente dipenderà solo da lui, ma i nerazzurri nel frattempo si guardano intorno.