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Il calcio è fatto soprattutto di sentimenti. Di quel senso di appartenenza capace di riunire un intero popolo sotto uno stesso ideale. Potrebbe sembrare una frase infarcita di eccessiva retorica (e forse lo è), ma chi è davvero amante di questo splendido gioco non può non essere d'accordo e non può non riconoscersi in queste parole. Perché in fondo, al di là del nostro tifo, delle nostre simpatie e delle nostre bandiera, proviamo tutti le stesse emozioni. E forse, è proprio per questo (paradosso) che i tifosi dell'Inter in questi giorni si stanno dividendo sul prossimo arrivo a Milano di Antonio Conte. Uno che, eufemismo, interista non lo è mai stato e che con ogni probabilità non lo sarà mai. Quello che infastidisce il tifoso nerazzurro non è tanto il non essere cuore nerazzurro dell'ex ct, quanto il fatto che il suo DNA sia tinto di bianconero. E quei due colori, si sa, dalle parti di San Siro non sono poi così amati.
Ci spieghiamo: provando a lasciare un attimo da parte la juventinità di Conte, analizziamo le sue qualità. Perché sì, ce ne sono, e anche parecchie. L'ex allenatore di Juventus, Italia e Chelsea, è uno di quegli allenatori che riescono davvero a fare la differenza. E questa non è un'interpretazione personale, bensì un'analisi fredda dei numeri e dei trofei vinti in carriera. Ha riportato la Juventus dal settimo posto e dalle macerie della ricostruzione iniziata dalla Serie B alla vetta d'Italia, vincendo prima uno Scudetto da imbattuto e poi, dopo aver portato a casa un altro titolo, è riuscito a trionfare in un campionato terminato con 102 punti, record tutt'ora imbattuto. Dopo l'addio alla Juventus, ha preso in mano una delle Nazionali tecnicamente più povere che la storia del nostro calcio ricordi, e l'ha portata con determinazione, grandissima sapienza tattica e capacità di gestione impressionante a un passo dalle semifinali di un Europeo. Un cammino clamoroso interrottosi solo per gli errori dal dischetto di Zaza e Pellé contro la Germania.
Al Chelsea, poi, al primo anno è riuscito a vincere il titolo, alzando poi al cielo l'FA Cup la stagione seguente. Ecco perché, se sosteniamo che Conte è uno di quei 5-6 allenatori in giro per il mondo capaci di cambiare il volto di una squadra, non crediamo di cadere in errore.
Dunque, fatta la premessa che il suo passato da juventino potrebbe essere a primo acchito un ostacolo e analizzati successivamente i risultati fin qui ottenuti, mi sento di rivolgermi ai tifosi interisti: non chiudete le porte a Conte. Perché sì, sarà anche juventino, avrà anche il sangue bianconero e probabilmente avrà usato anche termini non proprio lusinghieri verso l'Inter in un lontano passato, ma è tremendamente bravo. Ed è di questo che l'Inter ora ha bisogno. D'altronde, quand'è stata l'ultima volta che gli interisti hanno visto alzare un trofeo a un proprio giocatore? I ricordi iniziano a impolverarsi, e la bacheca inizia a reclamare un po' di luce. Ecco perché, arrivati a questo punto, meglio guardare ai possibili risvolti positivi di un arrivo di Conte.
Perché, di certo, l'ex ct non verrà all'Inter per fare passerella. Arriverà a Milano con la fame di chi vuole vincere; la voglia di chi ha tutte le motivazioni del mondo di prendersi una rivincita nei confronti di quella Juventus con cui ha litigato ormai cinque anni fa; arriva a San Siro da professionista, voglioso dunque di portare la squadra che allena più in alto possibile. Fermarsi al campanilismo di questi tempi è esercizio davvero pericoloso. Perché rifiutando un allenatore top come Conte si rischierebbe, poi, di perdere un treno che passa una volta ogni tanto, o che potrebbe non ripassare per moltissimo tempo. Pena: stare altri anni a guardar vincere gli altri dal divano di casa.
Non credo che il tifoso dell'Inter voglia davvero tutto ciò. E, proprio per questo, che si apra alla possibilità di vincere con uno juventino in panchina. E' lui il sergente di ferro (il suo carattere è tanto diverso da quello di Herrera e Mourinho, gli allenatori più vincenti della storia dell'Inter?) che serve a una squadra che, nell'ultima stagione, è sembrata in balia di beghe da spogliatoio e post Instagram gettati qua e là, tra un'ospitata in tv e una foto hot. Insomma, servono ordine, disciplina, genio tattico e vittorie. Che parta la sfida: Conte all'Inter. Perché trovarne oggi uno libero più forte di lui potrebbe essere impossibile...
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