L'analisi di Fcinter1908.it dopo la vittoria della nona Coppa Italia contro la Fiorentina ieri all'Olimpico
Sulla nona Coppa Italia dell'Inter c'è il marchio di Lautaro Martinez. Scolpito a fuoco, impresso nel momento di difficoltà. Come fanno i più grandi. Perché ormai dovrebbe esser chiaro a tutti: stiamo parlando di uno dei primi cinque attaccanti al mondo. Lo svantaggio a gara appena iniziata lo stordisce, ma non lo manda a tappeto, permettendogli di tirar fuori la grinta necessaria per affrontare un test del genere e portare a casa l'ennesimo trofeo dal suo arrivo in nerazzurro. Guida lui la riscossa, da leader e trascinatore, proprio ciò di cui i compagni avevano bisogno. La scelta delle giocate, la lettura dei momenti, i gol e i rimbrotti anche dalla panchina dopo la sostituzione: l'identikit è quello del prossimo capitano.
Fa quasi notizia che l'Inter abbia vinto senza stradominare. Può succedere, tranquillizziamo pure i più pessimisti. La Fiorentina aveva un carico motivazionale incredibile, c'era da aspettarsi che avrebbe gettato il cuore oltre l'ostacolo. Senza contare che i nerazzurri, continuando a giocare ogni tre giorni, hanno avvertito a un certo punto anche un fisiologico calo a livello fisico. Bisognerà stringere i denti sabato contro l'Atalanta, per blindare la Champions e rendere la trasferta di Torino una passeggiata di salute tra due settimane che permetterebbero di ricaricare le batterie in vista di Istanbul.