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L’ultimo atto della Coppa Italia, alla fine, sarà quello annunciato già dalle gare d’andata, ma l’Inter - per 120 minuti - ha davvero incantato: robe da favola. Per la Gazzetta dello Sport, l’Inter ha fatto il Barcellona, anzi meglio: perché tre reti la Juve non le subiva proprio dalla finale di Champions contro i blaugrana. A Berlino, però, i bianconeri segnarono almeno un gol, cosa non accaduta ieri. Decisivo l’errore di Palacio dal dischetto, che non manda i nerazzurri a giocarsi la coppa in un derby col Milan.
L’Inter si consola con la prestazione. Alla lotteria dei rigori non hanno preso parte né Buffon né Handanovic. Visti i primi due tiri di Barzagli e Zaza - scrive la Gazzetta - l’assenza fra i pali di uno specialista come Handa è un rimpianto. Anche se Carrizo, proprio al 120’, ha negato a Morata la rete che avrebbe evitato questa piacevolissima tortura.
"È stata una notte magica (finalmente!) per la squadra milanese che ha realizzato meritatamente la rimontona", racconta la rosea. Allegri è sceso in campo senza 7 titolari, ma l’Inter è partita forte. Un forcing continuo ed esaltante, che ha cominciato a dare i suoi frutti dopo 16 minuti: la "locomotiva" Medel cattura il pallone dai piedi di Hernanes, lo serve con precisione a Brozovic che, con un tiro immediato, batte Neto e fa 1-0. Allegri è una furia (Gervasoni avrebbe dovuto annullare per il precedente fallo di Medel) e in panchina i giocatori iniziano un po’ a preoccuparsi. Al 25’ Ljajic fa tremare tutti, su quella traversa non ha aiutato la buona sorte. Protagonista inconsapevole Lichtsteiner, che andando in opposizione devia il tiro sul legno più alto.
Poi la ripresa. Ed ecco l’allarme, con la chance di una rimonta pazzesca che all’improvviso si materializza. Prepotente progressione di Eder sulla destra, chiusa da un intelligente e millimetrico traversone rasoterra sul secondo palo, dove Perisic arriva nettamente primo sul pallone: impossibile non spingerlo dentro. Ora l’Inter ha quasi un tempo per trovare un gol e portare la gara ai supplementari.
Si fa male Kondogbia, così Mancini vara un nuovo sistema-rischiatutto (due mediani più quattro attaccanti) per inseguire la rimonta. Non bisogna prendere gol, e Zaza lo ricorda prendendo un palo al primo vero tiro bianconero. Sulla replica, Ljajic trova una fuga solitaria che lo porta a calciare da posizione centrale. Fuori.
Allegri inserisce Barzagli e passa al 3-5-2. La Juve doveva alleggerire tutta la pressione del primo tempo: c’era solo l’Inter, in campo, proprio come l’inno di Elio. Dall’altra parte, resiste la linea di difensori improvvisata dal Mancio, con D’Ambrosio adattato centrale accanto a Juan Jesus (un partitone). Perplessità le ha destate solo la scelta di puntare su Carrizo: "Se hai una difesa inedita - scrive la Gazzetta - rinunciare ad Handanovic è parso un eccesso. Tanto il portiere mica si stanca. E dopo i rigori, la questione sarà venuta a mente a tanti tifosi. Su rigore (81’) l’Inter dà concretezza al sogno e di rigore lo vede frantumarsi. Epilogo crudele di un match ricco di adrenalina, spettacolo televisivo che avrà ricompensato mamma Rai. A testa altissima l’Inter si rituffa all’inseguimento di un’altra coppa. Mentre la Juve che non perdeva da Siviglia (8 dicembre, sedici partite fa) si conferma vincente anche nella sua versione di scorta".
(Gazzetta dello Sport)
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