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Così non va. Due punti in due giornate, contro le avversarie più abbordabili del girone, sono oggettivamente pochi. Sfumata la chance di una settimana fa al Meazza con il ‘Gladbach, era lecito attendersi di più dall’Inter ieri sera. Per quanto di buono visto a Genova e per quanto importante fosse la posta in palio, vincere avrebbe rappresentato un segnale inequivocabile per l’ambiente nerazzurro e per le rivali in Italia e all’estero. In quel di Kiev, lo Shakhtar non ha riservato i tappeti rossi di cerca due mesi fa alla banda di Conte.
Memore della scoppola subita in Europa League e consapevole del gap con l’Inter, la squadra ucraina ha invece riproposto la stessa gara che le è valsa la vittoria con il Real Madrid all’esordio. Baricentro basso, reparti strettissimi e densità nella propria trequarti. Pallino del gioco e ampi spazi ai nerazzurri, in virtù di un rispetto che sa di timore e che viene riservato soltanto alle big. I nerazzurri, anche sfortunati in alcune circostanze, ci hanno provato a rendersi pericolosi, ma sono saliti sul volo di ritorno con l’amara sensazione di non aver fatto abbastanza.
GRIMALDELLO - Chiaro che la strategia dell’Inter si affidi molto allo sviluppo in ampiezza. Ancor di più dopo l’arrivo di Hakimi, Conte punta ad allargare le maglie avversarie e a creare superiorità numerica sugli esterni per far giungere alle punte adeguati rifornimenti. Il suo gioco, però, dovrebbe prevedere un piano B che la squadra finora non ha ancora dimostrato di aver assimilato a pieno. Serve estro alle spalle dei due attaccanti, ma anche la giusta rapacità per approfittare dei corridoi liberi. Caratteristiche che Niccolò Barella, miglior centrocampista a disposizione, almeno al momento fatica a far emergere. Conte in lui vede margini che probabilmente con il lavoro che sta facendo raggiungerà, ma con Vidal in rosa si fatica a comprendere la scelta di affidare all’ex Cagliari il compito di dar manforte alla LuLa. Il cileno avrebbe sicuramente maggior esperienza da sfoderare nel ruolo contro difese arroccate come quella dello Shakhtar.
TORO SEDUTO – Ciò che risalta agli occhi nel momento altalenante dell’Inter è anche l’inadeguatezza delle ultime prestazioni di Lautaro Martinez. Non si è ben capito cosa gli passi per la testa, ma l’argentino non è tranquillo. Ha la piena stima di allenatore, compagni e tifosi, ma sembra non gli basti. Tutti sono assolutamente convinti delle sue doti e un paio di insufficienze in pagella non ridimensionano di certo il suo valore. La smania di tornare ad incidere rischia però di essere controproducente. Toccherà ad Antonio Conte fargli capire che solo con lavoro e pazienza potrà cancellare errori marchiani come quello di ieri sera. Altrimenti il Toro rischia di diventare il principale nemico di se stesso.
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