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Inter, Barella arma segreta: la metamorfosi dall’arrivo e il dato che spiazza tutti
In poco più di tre stagioni all'Inter, Nicolò Barella è cresciuto in maniera esponenziale. Rispettando le attese, perché le premesse c'erano tutte e l'operazione col Cagliari nell'estate 2019 non fu di certo low-cost. Servì tutta l'abilità di Marotta e Ausilio per portarlo in nerazzurro al termine di una estenuante trattativa, non senza intromissioni e colpi di scena. Il tempo ha premiato lo sforzo della dirigenza, che ora può godersi uno dei migliori talenti italiani, divenuto leader dello spogliatoio e riferimento nell'ambiente.
Il lavoro di Antonio Conte ha temprato ulteriormente lo spirito di un ragazzo già ben consapevole degli ingredienti necessari per tentare la scalata verso l'Olimpo. La finale di Europa League, lo scudetto e la vittoria dell'Europeo con l'Italia gli hanno iniettato una dose di esperienza che lo ha proiettato allo step successivo, proseguendo con Simone Inzaghi nel solco scavato dal suo arrivo ad Appiano Gentile. Sotto la nuova gestione tecnica, Barella si è spostato ancora di più al centro del progetto. La partenza di Lukaku, Hakimi ed Eriksen nell'estate del 2021 ha spinto Inzaghi a distribuire in altri elementi determinate responsabilità non solo in campo. Nicolò non si è di certo tirato indietro, dopo aver lavorato anche su quel pizzico di esuberanza che gli era costato qualche ammonizione di troppo.
Se però il percorso fatto a livello caratteriale sembra perfettamente coerente con il suo pedigree, forse sorprende l'evoluzione tattica che viene fuori analizzando alcuni numeri. Dal suo arrivo all'Inter, Barella ha imboccato una strada che lo ha reso sempre meno interditore e più grimaldello a disposizione di Conte prima e Inzaghi poi.
Come evidenziano i dati raccolti da Fcinter1908.it, il numero 23 nerazzurro incide sempre meno nella fase difensiva. Ciò non si spiega con un calo di rendimento, ma con una metamorfosi che lo porta ad essere sempre più determinante nella trequarti avversaria e decisivo in zona gol.
Contrariamente a quanto si può immaginare, è il risultato di un lavoro lento, ma costante, iniziato ben prima dell'arrivo di Inzaghi (che gli ha comunque dato maggiore libertà). Nonostante al suo fianco, negli anni, abbia avuto calciatori come Sensi, Eriksen, Calhanoglu e ora anche Mkhitaryan, Barella si è proiettato sempre di più in avanti, diventando quel jolly che spesso le difese nemiche hanno sottovalutato. Anche grazie a doti atletiche che gli permettono di ribaltare l'azione in poco tempo, garantendo comunque una certa presenza nella propria metà campo. Nell'anno solare 2022, addirittura, è il centrocampista che in Serie A ha creato più occasioni da gol su azione per la propria squadra (56).
Un vero e proprio fantasista, travestito da mezzala. Magari talvolta non ruberà l'occhio, ma l'efficacia delle sue giocate è ciò che farebbe innamorare qualsiasi allenatore. Viene spontaneo chiedersi dunque se in futuro possa ricoprire anche altri ruoli in schemi differenti. Inzaghi, intanto, non può più farne a meno: anche da questa arma 'segreta' dipendono le speranze di rimonta della sua Inter nella seconda parte di stagione.
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