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Archiviato il ko di Torino contro la Juventus, l'Inter di Luciano Spalletti si prepara per la partita di martedì sera contro il PSV Eindhoven. Una sfida decisiva per il futuro dei nerazzurri in Champions League, in attesa del risultato del Tottenham a Barcellona. La gara dello Stadium, nonostante la sconfitta, ha lasciato al tecnico di Certaldo diverse certezze per arrivare all'appuntamento europeo con maggior serenità: La Gazzetta dello Sport analizza i quattro fattori che potranno essere decisivi.
GIOCO E PERSONALITA' - "L'Inter di Torino ha mostrato una personalità forte, sconosciuta – per trovare un termine di paragone – alla squadra di Spalletti della scorsa stagione. [...] L'Inter ha trovato la forza di rispondere colpo su colpo sul campo più difficile d'Italia: se un cedimento c'è stato, è stato sul piano individuale e non certo collettivo, almeno fino al gol che ha sbloccato la partita. Qui non si ragiona intorno alle occasioni mancate, che in linea teorica potrebbero essere anche casuali. Il dato del possesso palla è il cuore del discorso: l'Inter ha tenuto la Juventus sotto il 50%, segnale di peso all'interno di una partita rimasta in bilico fino alla fine e dunque non certo mollata dalla Juventus".
BROZOVIC - "La personalità e il possesso palla chiamano in causa Marcelo Brozovic. Il croato sta diventando un centrocampista totale. Gli alti e bassi del suo rendimento sono un ricordo, è la prova provata (vero Perisic?) che anche sui limiti mentali si può lavorare. C'è il timbro di Spalletti su Brozovic. C'è un centrocampista che si completa ogni giorno che passa, che pare quasi divertirsi se si alza il grado di difficoltà e il livello tecnico degli avversari. Lo dimostra la Champions giocata – la stessa prova di Londra è lì a dimostrarlo – e il fatto che a prescindere dai compagni di viaggio del centrocampo, il suo rendimento non cala. Ha sbagliato poche fasi di questa stagione, Brozo. In una squadra che ha avuto poco o niente da Nainggolan, a Brozovic Spalletti chiede di dettare i tempi delle giocate offensive. E lui sta riuscendo ad abbinare la doppia fase, la mossa del coccodrillo e le aperture di gioco".
SKRINIAR - "Dove si ferma l'Inter, poi, c'è Skriniar. Lo slovacco ha superato indenne la prova più dura del campionato: la sfida contro CR7 è stata un crescendo, il dribbling subito in avvio ha esaltato Milan invece di deprimerlo, la discesa in avanti nel finale – una specie di uno contro tutti alla disperata – è stato l'ennesimo segnale di un difensore che sa come relazionarsi con gli impegni più grandi. Là dietro cambia il partner, lui è la certezza che in questa stagione ha sbagliato davvero una sola grande partita, quella del Camp Nou. La missione più impegnativa che aspetta l'Inter sarà quella di provare a trattenerlo: difficile, perché un difensore così piace a mezza Europa, United e Barcellona su tutti".
SAN SIRO - "C'è poi l'aspetto ambientale che non può non esser considerato. Si viaggia verso i 65 mila spettatori, San Siro sarà vestito a festa come contro il Tottenham e contro il Barcellona. I tifosi non scendono in campo, vero, e intorno a questo a volte si fa spesso un po' troppa poesia. E allora mettiamola così: c'è una differenza sostanziale tra il rendimento casalingo ed esterno dell'Inter. A San Siro Spalletti ha perso solo una partita, contro il Parma: da quel giorno sono arrivate sei vittorie e un pareggio contro il Barcellona".
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