Se l’Inter ha ancora qualche chance di qualificarsi agli ottavi di finale di Champions League non è granché per merito suo. La peggior partenza europea degli ultimi tre anni ha portato ai nerazzurri appena due punti al giro di boa della fase a gironi. Un bottino magrissimo, considerando che questo raggruppamento è di gran lunga il più agevole tra quelli in cui la squadra si è ritrovata dal suo ritorno nel palcoscenico più importante del calcio internazionale. Numeri impietosi, che – al netto delle attenuanti più volte ribadite – devono portare a serie riflessioni perché non passare il turno sarebbe un disastro.
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Inter, Conte ha rotto il joystick? Due colpe gravi, ma ha ancora una grande fortuna
L'analisi di Fcinter1908.it dopo Real Madrid-Inter di ieri sera
Le difficoltà mostrate in Europa sono tutto sommato quelle già espresse in Serie A. L’Inter ieri sera ha palesato limiti che da inizio stagione l’accompagnano. Dalle leggerezze difensive, allo scarso equilibrio in mezzo al campo, senza dimenticare il poco cinismo sotto porta. Col passare delle settimane la condizione della squadra migliorerà. Probabilmente l’infermeria inizierà a svuotarsi e il livello delle prestazioni si alzerà. Ciò però non cancellerà responsabilità per questa zoppia che rischia di pregiudicare l’annata e smorzare ancora una volta le ambizioni.
I nerazzurri si riflettono nell’immagine di un allenatore che ha perso il carattere che lo ha sempre contraddistinto. Inevitabile che questo abbia ripercussioni anche sul gioco della sua squadra, brutta copia di quella vista più volte l’anno scorso dal punto di vista della grinta e della personalità. Inconcepibile inoltre che un tecnico del suo spessore abbia completamente abbandonato l’idea di un’alternativa tattica che possa limitare i danni in un momento in cui le cose non girano come dovrebbero. Così come si fatica a comprendere la scelta di rinunciare alla possibilità di intervenire dalla panchina per cambiare qualcosa ben prima del 78’.
Leggere le situazioni in corso d’opera e provare ad anticipare le mosse dell’avversario è importante quanto la preparazione settimanale. Una virtù che spesso può indirizzare partite e stagioni intere. Conte, considerato tra i primi tre al mondo, non sempre l'ha sfoggiata (quest’anno lo ha fatto solo contro la Fiorentina ed è andata bene). Anche ieri a Valdebebas l’allenatore leccese si è limitato ad osservare i suoi dalla panchina fino a ripresa inoltrata. Come un videogiocatore dal joy-stick malfunzionante. Questo stride pesantemente con la sua fama e il suo curriculum. Ma il percorso è ancora lungo e le occasioni per rimediare non mancano: la fortuna dell’Inter è che al momento tutto dipende ancora da lei stessa.
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