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Un anno e mezzo di Conte e l'Inter è cambiata radicalmente. Già nel suo primo anno sulla panchina nerazzurra, il tecnico ha fatto intravedere la sua mano portando la squadra in finale di Europa League e al secondo posto in campionato. L'ossessione per la vittoria da parte del salentino lo ha portato a migliorare una squadra e un club che non vede un trofeo da 10 anni. Troppi. Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, Conte è un maestro nel martellare se stesso e i giocatori con il lavoro.
"Anche di notte sogna sovrapposizioni e diagonali difensive, ai suoi chiede intensità anche quando si allacciano le scarpe". Segnali di un allenatore che non stacca mai la spina, anche a risultato ampiamente acquisito. È così che si costruisce quella mentalità vincente che all'Inter si è persa da troppo tempo. E non è un caso che, una volta passato in testa, in carriera non si sia mai fatto riprendere.
E poi ci sono tanti piccoli segnali che Conte manda al gruppo, la questione dei diffidati è un esempio lampante. Da alcune partite Bastoni, Barella, Brozovic e Lukaku sono nella lista dei diffidati, ma il tecnico non si sogna nemmeno di rinunciare a loro. Segnali dicevamo. E così ottiene un triplice risultato. "In primis tutti si convincono che davvero il prossimo avversario è il più forte del globo terracqueo. E che va affrontato come se non ci fosse un domani. Innaffia anche l'ego del gruppo. Un gruppo in cui giocano sempre gli stessi e l'altra metà della rosa potrebbe deprimersi all'idea di non vedere più il campo. Invece anche quelli in naftalina mangiano l'erba in allenamento aspettando l'occasione giusta".
"Ma Conte - e siamo al terzo effetto positivo - ha anche lavorato sull'autodisciplina dei suoi". Barella e Brozovic, quelli più esposti ai cartellini per la loro irruenza e il loro ruolo in campo, non vedono il giallo da un po' di partite. L'ex Cagliari da sette partite, il croato da otto. Anche in questo si vede il grande lavoro di Conte.
(Gazzetta dello Sport)
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